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lunedì 2 ottobre 2017

Recensione: "La Sceneggiatura" di Don Carpenter

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La 
Sceneggiatura
di Don Carpenter
pagine 288
prezzo 18,50€
Frassinelli
già disponibile
voto:
★★★★☆
..o..

Nella terminologia cinematografica, un progetto si definisce «in turnaround» quando viene abbandonato dalla casa di produzione che per prima ha acquisito i diritti della sceneggiatura, e proposto ad altre compagnie. E questo è quello che succede alla sceneggiatura intorno alla quale ruotano i tre protagonisti di questo «hard boiled» hollywoodiano, ambientato nella Los Angeles decadente degli anni Settanta: Jerry Rexford, scrittore frustrato e aspirante sceneggiatore in gravi difficoltà economiche; Richard Heidelberg, giovane regista sulla cresta dell'onda; e Alexander Hellstrom, potentissimo dirigente di una grande casa di produzione. 
Tra cocaina, alcol, sesso, e notti che sembrano non finire mai, i tre verrano travolti dai rispettivi egoismi e coinvolti in una estenuante e per certi versi tragica vicenda cinematografica che vedrà le loro vite intrecciarsi, e cambiare per sempre. Quella che invece sembra non cambiare mai, e che è la vera protagonista del romanzo, è Hollywood, la città che Carpenter ha saputo raccontare come nessun altro. 
Hollywood con i suoi viali infiniti e i suoi tramonti struggenti, con le sue atmosfere molli e tentatrici, le star, gli studios, i locali, e i sogni: i sogni realizzati e, soprattutto, quelli infranti. La sceneggiatura (titolo originale Turnaround, 1981) è uno dei tre romanzi che Don Carpenter ha dedicato al mondo di Hollywood, insieme a A Couple of Comedians e The True Life Story of Jody McKeegan.      





Considerazioni.
Questo romanzo di Don Carpenter ci porta ad Hollywood, tra attori e grandi case di produzioni che si contendono progetti ambiziosi a suon di proposte e acquisto di diritti.
Il romanzo in questione ruota intorno ad una sceneggiatura in particolare, quella di un film (anche se sarebbe meglio dire un progetto) ambientato nella Los Angeles degli anni Settanta, il quale si trova in una situazione di "Turnaround", ovvero abbandonato dalla casa di produzione che ne ha acquistato la sceneggiatura, la quale cerca di proporlo ad altre case di produzione. In sostanza, un progetto morto.

Tre sono i personaggi che si muovono sullo sfondo di una Hollywood bellissima e che sono legati a questo progetto: Richard Heidelberg, ovvero un giovane regista ricercatissimo; Jerry Rexford, scrittore decisamente depresso, frustrato e senza un soldo, con un'aspirazione da sceneggiatore e Alexander Hellstrom, dirigente di una grande casa di produzione. 
Tutti e tre, legati dal progetto in questione, saranno coinvolti e travolti da un destino che li vede vittime dei loro egoismi, desideri, passioni ed ambizioni. Tra fiumi di alchool e montagne di cocaina, tentati dal sesso facile e stressati dal cinema e dalle sue pretese, ecco che le loro vite potenzialmente ricche di opportunità, progetti e possibilità diventano un incubo che potrebbe vedere le loro esistenze mutate per sempre e non nel modo positivo che avrebbero potuto immaginare e volere, visto anche i sacrifici fatti per arrivare in quel di Hollywood.

Da quanto emerge da "La Sceneggiatura" di Don Carpenter, Hollywood è una città bellissima, piena di possibilità e bellezza, con tante luci (quelle della ribalta, della notorietà e fama), tramonti da mozzare il fiato e l'oceano pronto a riflette e moltiplicare questa luce, naturale o artificiale che sia. Ma è davvero tutto meraviglioso? Sotto la superficie, nelle maglie della vita quotidiana ad Hollywood, proprio dove si lavora nel cinema e con le stelle ... non sembra proprio.
Nella vita degli sceneggiatori, degli scrittori, dei dirigenti non tutto è luce e bellezza, ma anzi, per poter essere sempre alla ribalta occorre sacrificare se stessi, la propria integrità, la propria moralità, ma anche la propria salute e la propria mente.

No, non è - in fondo - una bella realtà quella che Carpenter ci dipinge, nel profondo di Hollywood, in quanto è una realtà corrotta, senza sentimentalismi e senza veli, ma è anche vero che, in fondo, "La Sceneggiatura" rappresenta la metafora di una lotta, quella di uno sceneggiatore di rendere i suoi scritti migliori, almeno più di quello che ha in testa, ed anche di migliorarsi sia personalmente, che a livello d'ispirazione, cercando, giorno per giorno, di fare la cosa giusta, per se stesso e per il proprio lavoro.

Quello che distingue questa lettura, da molte altre, è però lo stile di Carpenter, il quale riesce ad essere un'osservatore implacabile, descrivendo, raccontando eventi e personaggi senza farceli piacere, ma porgendoceli così, come appaiono. Quello di questo autore è uno stile semplice, che sfiora los canzonato, il leggero ed il comune, per poi prenderti in contropiede con meccaniche particolari che vengono innescate, situazioni difficili e scelte importanti. Ho molto apprezzato Carpenter, che non conoscevo e che invece mi è molto piaciuto sia per come imbastisce le trame, fa evolvere i personaggi e soprattutto per come introduce e propone le tematiche.

Vi consiglio questo romanzo se apprezzate le trame che propongono uno spaccato interessante, ma  non troppo torbido, del cinema e se vi possono incuriosire i personaggi che necessitano e vogliono successo e riscatto. Sia mai che sia proprio Carpenter a concedergliene uno.





Don Carpenter 
E' considerato ormai un classico moderno dalla critica statunitense e internazionale. Nacque a Berkeley, California, nel 1931. Durante la guerra di Corea si arruolò in aviazione. Al ritorno in patria si stabilì a San Francisco. Autore di dieci romanzi e numerosi racconti, fu molto apprezzato dalla critica e dai colleghi scrittori, ma non ottenne mai, in vita, il successo di pubblico che desiderava. Tra gli anni Sessanta e Ottanta si guadagnò da vivere scrivendo per Hollywood, e di Hollywood: proprio nella capitale del cinema ha ambientato infatti alcuni dei suoi romanzi più significativi, tra i quali La sceneggiatura. Segnato da gravi problemi di salute, morì suicida nel 1995: quasi vent'anni dopo, nel 2014, è stato pubblicato, grazie al lavoro di Jonathan Lethem, il suo ultimo romanzo, I venerdì da Enrico's (Frassinelli).     

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