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mercoledì 20 gennaio 2016

Recensione: "La bambina numero otto" di Kim Van Alkemade

 






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La bambina 
numero otto 
di Kim Van Alkemade 
Pagine 384 
Prezzo 16,90€
BOOKME 
già disponibile 
voto:
 ★★
--o--




New York,
Anni Cinquanta.

Per Rachel, infermiera dalla vita regolare e solitaria, il passato è un buco nero dal quale è riuscita a fuggire per miracolo.
Cover originale
Quando però incontra Mildred Solomon, anziana paziente senza più speranze di

guarigione, d’un tratto qualcosa nel suo subconscio si slaccia, i ricordi rimossi tornano a galla, prendono il sopravvento. Perché Rachel e la Dottoressa Solomon, come la donna vuole essere chiamata, si sono già conosciute tanto tempo fa, quando Rachel non era ancora Rachel, ma solo la bambina numero otto, un’orfana di pochi anni affidata a un istituto nel Lower East Side di Manhattan. Ma chi è veramente la Dottoressa Solomon?

La madre surrogata che si prendeva cura degli sfortunati orfani – unico raggio di luce nella tormentata esistenza della piccola Rachel – o una donna fredda e cinica, votata alle proprie ambizioni e pronta a tutto nel nome della scienza?

Solo chiamando a raccolta i fantasmi della memoria Rachel potrà trovare le risposte di cui ha bisogno, e diventare finalmente padrona del proprio destino. Kim van Alkemade prende spunto da fatti realmente accaduti per mettere in scena un dramma incalzante sui temi dell’abbandono, del tradimento e del riscatto. Creando, nella figura di Rachel, un’indimenticabile eroina in bilico tra luce e ombra, tra vendetta e perdono.



Considerazioni
"La bambina numeto otto" non è un romanzo facile nè da leggere, nè da raccontare, per varie ragioni, ma soprattutto per la trama toccante, carica di drammaticità e di commozione.

La Alkemade, per questo suo primo romanzo, infatti, ha scelto di narrare una storia dura nonchè commovente e straziante. 
Straziante soprattutto perchè la protagonista del romanzo, la bambina numeto otto del titolo, è proprio una bambina di otto anni di nome Rachel e la sua formazione.

Rachel e suo fratello Sam, orfani ebrei di madre (morta in un incidente drammatico e non del tutto casuale) e del padre (che è vivo è vegeto ma che ha deciso di abbandonare i bambini) si trovano all'improvviso ad abitare in luoghi inospitali, sovraffolati, anaffettivi ed cupi come solo un'orfanotrofio (per Sam) e un brefotrofio (per Rachel) possono essere.

Ma se pensate che entrare in brefotrofio sia la cosa peggiore che sia capitata a Rachel ... bhè, vi state sbagliando, perchè questa piccola creatura ha un destino ben peggiore. Oltre che essere sola, incredibilmente indesiderata da tutti, la piccola Rachel sarà anche oggetto sfortunato di esperimenti da parte di una giovane, brillante e assolutamente crudele dottoressa, che troverà in questa bimba di otto anni una cavia su cui sperimentare le sue teorie. Ovviamente in cambio di vitto ed alloggio.

Il tempo passa e dopo anni di esperimenti, guerre, crisi e penurie varie ecco che Rachel diventa infermiera e cresce in un ambiente confortevole, ma ostile. Rachel non ricorda molto della sua infanzia, del perchè oggi è calva, o di come sia stata curata durante la sua "malattia".
Un giorno però incontra un paziente di nome Solomon, e quanlcosa accade. Man mano ecco che i ricordi affiorano brutali e crudi come si erano impressi nella mente, riafforano anche i sentimenti allora provati e i ricordi diventano decisamente crudeli.

Dal momento in cui il passato torna a coincidere con il presente, Rachel si trova ad affrontare innumerevoli questiti, non ultimo quella di un possibile (e giustificabile) vendetta ...

"La bambina numero otto" è una storia toccante che pone chi legge di fronte ad una storia che riempie  la mente di domande, di quesiti su chi siamo, qual è il nostro scopo e ha il pregio di mostrarci il modo con cui la vita può volgerci il suo lato più oscuro e brutale.
Rachel è davvero molto carina, giovane e muove sin da subito ad empatia per la sua storia, che man mano che prosegue ci svela i suoi lati più crudeli. Perchè Rachel non sa che ci sono persone che non vedono i bambini come tali, ma che li vedono come possibili cavie umane per i loro esprerimenti perversi.

Ho apprezzato molto la storia di quest'autrice in quanto è stata capace di creare una storia empatica, commovente e introspettiva con una narrazione gentile ma fermamente convinta nella condanna della dottoressa che cambia l'esistenza della giovane protagonista, che pur rimuovendo quanto le è stato fatto, ha visto la sua esistenza modificarsi del tutto sino a farla crescere a farla giungere ad una risoluzione di cui non è del tutto certa: la vendetta.

Bella l'introspezione psicologica, decisamente positiva l'impronta che l'autrice ha dato sia alla narrazione che alla protagonista, che evolve più volte e cresce in modo impressionante, anche se con esperienze che non si vorrebbe mai affrontare e apprezzabilissima la scelta di farci vedere come Rachel era prima degli eventi tragici (ovvero le sperimentazioni scientifiche).

Complessivamente ho appprezzato molto questa storia, che anche se drammatica, ha il potere mostrarci una moralità diversa e malevola dei medici, di far riflettere su argomenti non comuni e ci pone di fronte delle persone, dei medici, ostinati, stupidi e ciechi che non vedono altro se non il proprio lavoro come strada per il successo e l'immortalità accademica.

Kim van Alkemade, al suo debutto, è portentosa e magnetica e mi sento di dirvi che la consiglio.


Kim Van Alkemade è nata a New York ed è professoressa di scrittura presso l'Università della Pennsylvania. La bambina numero otto è il suo primo romanzo.

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