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martedì 17 novembre 2015

Recensione: "Golden Girl" di Candace Bushnell



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Golden
Girl

di Candace Bushnell
pagine 370 circa
Prezzo Ebook €4.99
Prezzo Cartaceo €19.50
Garzanti
già disponibile
voto:
 3/5
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Monica è dappertutto a New York: l’intera città è tappezzata di cartelloni pubblicitari da cui lei ammicca sorridente, in bilico su tacchi altissimi, felice e bellissima.
Tutte vorrebbero essere Monica, la ragazza d’oro che ha conquistato Manhattan: tutte tranne Pandy Wallis. Perché Pandy l’ha inventata, Monica: ha scritto i libri e i film che la vedono protagonista, ha ceduto i diritti a marchi di abbigliamento e di profumi.
cover originale
Ma di questa ragazza perfetta con le sue storie d’amore perfette, Pandy ora non ne può più... Anzi, ha deciso di smettere di scrivere le sue storie – anche perché la sua vita, con il recente divorzio, è ferma a un punto morto, e lei è decisa a voltare pagina.
Peccato che né l’industria editoriale, né quella cinematografica siano disposte a uccidere Monica e perdere milioni di dollari. Non solo: per riprendersi la sua vita, Pandy dovrà fare i conti con SondraBeth, l’attrice che impersona Monica...
Tra equivoci, litigi, cattiveria tutta femminile e molto umorismo, Pandy e SondraBeth diventeranno le perfette nemiche-amiche. Ma proprio la loro guerra consentirà a entrambe di ritrovare un pezzetto di se stesse e, lungo la strada, anche una buona dose d’amore





Considerazioni.
Pandemia James Wallis (vorrei sapere le ragioni del nome, e scriverò quanto prima in privata sede alla Bushnell) è una scrittrice: Pandy per gli amici, PJ Wallis per i lettori.

Pandy ha avuto un successo immenso (ed economicamente importante) con il personaggio più famoso a cui ha dato vita: Monica.  E dai suoi romanzi è stato tratto tutto il traibile: film, telefilm, articoli, libri che ne spiegassero il successo, profumi, linee di abbigliamento e quant'altro.

Monica è, di fatto, una macchina da soldi a cui le persone e i personaggi che ruotano intorno a Pandy pensano di attingere il più possibile e per lungo tempo, ma Pandy non la pensa così e sta meditando di mollare tutto e staccare la spina dal circo che le si è creato intorno al pensonaggio di Monica, che incomincia a mal sopportare. Non ne può più.

Pandy ha infatti provato a elaborare nuovi progetti, a concretizzare nuove idee, ma nulla ... il pubblico vuole Monica.... e anche a gran voce!

Ma non è solo un problema che attiene le vendite e quindi il denaro, ma è qualcosa di più importante, che tocca la stessa identità di Pandy, intaccata e in competizione costantemente con quella di Monica, con cui viene praticamente confua o addirittura identificata.
Monica è il nome del malessere di Pandy, che è schiacciata da questo personaggio immaginario da lei stessa creata e ora in grado di farla moralmente a pezzi.

Oltre a ciò si aggiunge il divorzio di Pandy da Jonny Balaga (chef di cuncina francese), il calo delle vendite del suo ultimo romanzo ed il fatto che SondraBeth, l'amica che credeva tale - ed anche l'attrice che impersona Monica nelle trasposizioni cinematografiche - ora è la sua arci nemica.

Insomma, conosciamo Pandy in un pessimo periodo, ma ha davvero tanto da raccontare in questa sua storia che forse appare sconclusionata, ma racconta un tema che da sempre molto intrigato: il rapporto tra gli scrittori e il loro alter ego letterario.

Non so se la Bushnell con questo romanzo volesse esternare una suo esperienza personale con il personaggio che l'ha portata alla fama e che è diventato un fenomeno sociale e di culto - sto parlando i Carrie Bradshaw e i romanzi di "Sex and the City" - oppure fosse semplicemente una necessità sperimentale ... probabilmente forse anche un pò masochista.

Sta di fatto che  ho trovato il romanzo una piacevole lettura, con qualcosa di interessante da proporre ai lettori, che di solito non badano al confronto tra scrittore e personaggio da loro creato. 
Certamente è un romanzo che avrebbe potuto essere indagato e affrontato in modo probabilmente più complesso e critico, ma devo dire che è stato un esperimento piacevole da osservare dal punto di vista della Bushnell, che indubbiamente ne sa qualcosa di alter ego ingombranti. No?

Pandy risulta essere un personaggio con tante insicurezze, fragilità e in crisi di identità nel momento in cui la incontriamo perchè si è cacciata in un pasticcio che ha creato lei stessa e dal quale non sa come uscirne, visto che i romanzi che ha creato hanno poi influenzato sia la sua vita professionale (precludendole altre direzioni e sperimentazioni letterarie) che la sua vita privata (al momento alle prese con un divorzio). E' quasi tenero come si dibatta ferocemente cercando di uscirne a tutti i costi ma, non avendo appigli per farlo senza danni a se stessa e gli altri che le sono vicino, comprendendo - dopo aver perso marito, amiche e rispetto per se stessa - che è l'ora.

A prescindere dalla trama in se stessa, che ho apprezzo nei termini di cui sopra, ho apprezzato moltissimo alcuni pensieri che emergono dalla stessa Pandy, che è animata da momenti di riflessioni importanti e molto giuste per il momento che sta vivendo. Ad esempio?
«Sperare nell’ amore nonostante tutte le prove della
sua impossibilità è un tratto della natura umana o solo
della
natura femminile?»
--- da "Golden Girl" di Candace Bushnell
oppure:

«E anche se la vendetta può sembrare la risposta giusta [..]
 a un certo punto di questo viaggio mi
sono resa conto che la vendetta contro un uomo per
un lieto fine mancato
non era la risposta. [..]
Ma va bene così, perchénon è detto che il lieto fine sia lo stesso per ogni donna.
E non deve comprendere necessariamente
un uomo.»

--- da "Golden Girl" di Candace Bushnell
Ma ho apprezzato meno il pasticciotto confusionario di amiche di Pandy (ma quante ne ha?) e party e riviste patinati e vita mondana e lo stile scintillante e modaiolo che da sempre sono la firma delle storie della Bushnell, che purtroppo non si allontana mai del tutto dalle ambietazioni alla sua serie più famosa.

Pensavo, visto le recensioni tiepide dei lettori americani, che il romanzo fosse diverso, in qualche modo più frivolo, e sebbene per due o tre cose lo sia, complessivamente si è dimostrato una lettura interessante e anche piacevole. Mi sento di consigliarvelo se avete voglia di una lettura semiseria e con diversi spunti di riflessione sugli scrittori, che rimangono spesso e volentieri in quella zona grigia che poco sondiamo.


Candace Bushnell Nata nel Connecticut, si è trasferita molto presto a New York. Dopo aver fatto la modella per qualche anno, ha iniziato a collaborare con varie testate femminili, per approdare a «Vogue» e infine al «New York Observer», dove ha raggiunto il successo con la rubrica Sex and the City, da cui sono stati tratti la celeberrima serie tv su Carrie Bradshaw e le sue amiche e due film campioni d’incasso. In Italia ha pubblicato Sex and the City, Lipstick Jungle, da cui la NBC ha tratto la serie televisiva in onda su FoxLife, New York Sexy, One Fifth Avenue e Il diario di Carrie.

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