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venerdì 31 luglio 2015

Recensione: "Amori e altri imprevisti" di Maria Murnane



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Amori 
e altri imprevisti
di Maria Murnane 
Pagine 320
Prezzo € 9,90
 Giunti editore
già disponibile
voto:

3/5

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La serie "Waverly Bryson" è composta da:

1. Perfect on Paper: The (MIS)Adventures of Waverly Bryson
 - Amore su carta da zucchero
2. It's a Waverly Life - Amori e altri imprevisti
3. Honey on Your Mind - ancora inedito
4.  Chocolate for Two - ancora inedito

Chi non ha mai fatto la cosa sbagliata al momento sbagliato?
Il futuro non è mai parso così roseo a Waverly: la sua linea di biglietti di auguri va a gonfie vele, cura una rubrica per cuori infranti sul Sun e ha una storia a distanza con Jake, uno schianto d'uomo.
cover originale
Con le amiche di sempre al suo fianco e i preziosi consigli dell'adorabile vecchietto che vive nell'appartamento accanto, la sua vita sembra quasi perfetta.
Ma nonostante abbia fatto tanta strada da quando Aaron l'ha mollata sull'altare, Waverly ha una paura folle che qualcuno possa di nuovo spezzarle il cuore e non riesce a lasciarsi andare completamente con Jake.
Una sera partecipa alla puntata di San Valentino di un noto programma tv, trampolino di lancio ideale per la sua rubrica, ma nella frenesia della diretta, Waverly finisce per raccontare imbarazzanti episodi del suo recente passato da single.
La trasmissione è un successo, peccato che Jake non sia altrettanto entusiasta delle sue performance sentimentali...
In un turbine di malintesi, tra fidanzati che non sono quello che sembrano, lettere misteriose che arrivano all'indirizzo sbagliato e dichiarazioni mancate, Waverly dovrà ricorrere a tutta la sua positività per far fronte agli inaspettati cambiamenti che rischiano di travolgere la sua vita.
La nuova, adorabile Bridget Jones torna con un'altra esilarante, romantica avventura.




Considerazioni.
Ho letto il primo romanzo di questa tetralogia l'anno scorso, mi sembra (ma la mente ogni tanto barcolla quindi potrebbe essere più o meno un anno) e mi ricordo del fatto che sebbene lo avessi trovato molto carino, piacevole e scorrevole, a dire tutta la verità non me lo sono ricordato come un romanzo entusiasmante. Ma è anche vero che trovare, dopo la mitica Bridget Jones, una singol trentenne in carriera, simpatica e pasticciona è molto dura. Durissima.

La Murnane ci ha provato e il risultato è molto piacevole, leggero, divertente. Ed anche questo  "Amori e altri imprevisti" è scritto in modo scorrevole, semplice e punta molto sul carattere della sua protagonista, Waverly Bryson, la quale è davvero molto particolare.

Se nel primo romanzo avevamo conosciuto Waverly come una pierre sportiva single un po' in crisi - visto che il fidanzato l'aveva appena mollata all'altare (effettivamente non è una cosa che si digerisce proprio benissimo, eh ...) - Waverly si rimbocca presto le maniche e senza piangersi troppo addosso cerca di vedere nuove persone e di rimettersi in pista, ma gli appuntamenti sono uno più disastroso dell'altro ed allora incomincia a pensare all'amore, alla vita e alle cose a queste affini ... e finisce per mettere per iscritto le fradi pensate e farli diventare dei biglietti d'auguri.

Waverly, insomma, si reinventa e incomincia una nuova vita capace di portarle anche un nuovo amore, con Jake.

In questo secondo capitolo delle avventure di Waverly, vediamo che sebbene quest'ultima abbia trovato una sorta di equilibrio professionale e sentimentale, ancora non si sente del tutto pronta a donare al suo nuovo compagno della fiducia di cui è capace, in quanto il suo ex le ha fatto troppo male e non riesce più a lasciarsi andare come un tempo.
Un giorno, invitata ad un programma televisivo (al quale partecipa per aiutare la sua carriera professionale) Waverly si lascia andare, sull'onda dei vecchi ricordi da single incallita, e racconta momenti ed eventi che potrebbero compromettere un tantino la sua relazione nuova di zecca con Jake, il quale in effetti non si rivela proprio entusiasta della performance televisiva...

Un sacco di fraintendimenti e si situazioni esilaranti sapranno portare pace tra i due piccioncini? 


Come vi dicevo in apertura la Murnane non è la prima che si cimenta in romanzi sulla scia di Bridget Jones (ci ha provato Gemma Townley con risultati a mio gusto più esilaranti, anche se non riusciti come l'eroina di Helen Fielding) e probabilmente  non è nemmeno la migliore, ma la storia che costruisce questa scrittrice è piacevole e non c'è un elemento che io possa riconoscere, nel romanzo, come negativo o disturbante, perchè non c'è. 
"Amori e altri imprevisti" è una commedia che raggiunge l'obiettivo che si propone: intrattenere, far sorridere e raccontare una protagonista sopra le righe che faccia ridere della quotidianità. Non è un romanzo che ti trascina, coinvolge e ti entra sotto la pelle come Bridget Jones, per questo non avrei appioppato la somiglianza tra Waverly e Bridget, ma essendo stato fatto il paragone risulta impossibile da negare il rimando e tanto meno il confronto, che pone in qualche modo Waverly in difetto anche se non ne limita la spumeggiante voglia di vivere, di reagire agli eventi e non ne mina in alcun modo la sua ironia.

Lo consiglio a tutti coloro che hanno voglia di leggere di single, problemi (a volte anche surreali) e casini romantici vari!


Maria Murnane come il suo celebre personaggio, ha lavorato come pierre sportiva nella Silicon Valley, finché un giorno ha deciso di mollare tutto e andarsene in Argentina per un anno, dove ha scritto il suo primo romanzo, “Amore su carta da zucchero” (2010). Le avventure di Waverly continuano con “It’s a Waverly Life” (2011), “Honey on Your Mind” (2012) e il recentissimo “Chocolate for Two” (2013), tutti grandi bestseller.
giovedì 30 luglio 2015

Recensione: "Sotto la stessa luna" di Ornella Albanese


 
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Sotto 

la stessa 
Luna

di Ornella Albanese
pagine  210 circa
prezzo  2.99€
Youcanprint
Self-Publishing
già disponibile in ebook
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Cosa succede se un romanzo rosa diventa il protagonista di un romanzo rosa?
Detta le regole, crea imprevisti e seduce completamente Lucrezia, che lo ha acquistato per noia e storcendo un po’ il naso. Così lei si trova a imitare la protagonista del libro che, guarda caso, ha il suo stesso nome.
L’Altra Lucrezia diventa il suo spirito guida e le soffia all’orecchio di lasciare il fidanzato perfetto e di dire il primo no al suo capo, dopo anni passati a strisciare. Ma l’Altra Lucrezia, smagliante tra le pagine del romanzo, brancola penosamente se si misura con il mondo reale e nessuno dei suoi consigli sembra andare a buon fine.
Forse pitturare di azzurro mare le pareti di casa, potrà servire ad arginare il vortice degli eventi negativi?
O sarà la luna a operare il sortilegio, regalando un lieto fine persino più sfolgorante di quello di un romanzo rosa?
Con Sotto la stessa luna l'autrice ha voluto fare un divertente omaggio al romanzo rosa e alle sue numerose lettrici, che amano vivere e sognare con ironia e romanticismo.

Considerazioni.
Romanzo carinissimo quest'ultima fatica della Albanese, che mi ha sorpresa davvero tanto ed in positivo. 

Sorpresa perchè sapevo che questa autrice fosse eclettica e decisamente romantica, ma la conoscevo più che altro per i suoi romanzi romantici ad ambientazione storica. Non la conosceva per nulla in campo contemporaneo e quindi è stata una bella scoperta vedere che si è mossa con scioltezza e naturalezza nel narrare una storia moderna cogliendone lo spirito e rappresentarla nei pregi e nei difetti con ironia e spensieratezza!

E' stato un esperimento decisamente riuscito, in quanto la storia risulta essere  un bell'amalgama sia dello spirito spumeggiante e divertente della nostra epoca che della sua dissacrante visione delle cose, ed in particolar modo del modo in cui consideriamo il romanzo rosa in generale. 

La trama è abbastanza semplice, una certa Lucrezia, protagonista della storia,  acquista un romanzo rosa (anche se è un diffidenti nei confronti di questo genere), ma man mano di sente presa dalla storia e cerca di imitari i comportameti della protagonista della storia che legge, che guarda caso ha anche il suo stesso nome. 
In breve tempo Lucrezia segue i consigli che le vengono inviati dalla protagonista del romanzo (mollare il fidanzato o dire di no al capo, ad esempio) e rivoluziona man mano la sua esistenza, che sembra prendere una piega piuttosto negativa fino a quando non incontra una certa Alice...

Lo consiglio perchè è un romanzo che non si prende sul serio e proprio non facendolo si attira tutta la simpatia possibile. Prendendo di mira i romanzi rosa (verso i quali a volte l'accanimento è decisamente esagerato da parte di alcuni critici/autori e persone più in generale) la Albanese riesce a confezionare un romanzo ironico e intelligente tramite il quale ci sussurra che possiamo togliere il "rosa" dalle pagine di un libro, ma non dalle persone, anche le più scettiche e che il "romanzo rosa" come genere non è altro che il riflesso di un nostro desiderio, più o meno espresso.

E' scrittto bene, scivola via senza pari tra una battura e l'altra, ti rende felice perchè ridi alle battute (e non inorridisci perchè i dialoghi fanno scempio dei protagonisti) e pensi che l'avventura surreale di Lucrezia sia in fin dei conti uno spassoso siparietto degno di essere letto perchè ti intrattiene con allegria. Piacevolissimo!!!

Ornella Albanese Dopo aver pubblicato otto romanzi contemporanei (ed. Le Onde), dodici romance storici (I Romanzi Mondadori) e due thriller storici (Fanucci Leggereditore), Ornella Albanese si cimenta in un romanzo diverso da tutti i precedenti, anche se aveva già sperimentato la commedia brillante in più di cento racconti e romanzi brevi.
Con Sotto la stessa luna l'autrice ha voluto fare un divertente omaggio al romanzo rosa e alle sue numerose lettrici, che amano vivere e sognare con ironia e romanticismo.
mercoledì 29 luglio 2015

Recensione: "Storia della pioggia" di Niall Williams

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Storia
della 
Pioggia
di Niall Williams
pagine 360 circa
prezzo 17.50€
Neri Pozza Editore
già disponibile
voto:
4/5

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Ruth Swain, viso affilato, labbra sottili, pelle pallida incapace di abbronzarsi, lettrice di quasi tutti i romanzi del diciannovesimo secolo, figlia di poeta giace a letto, in una mansarda sotto la pioggia, «al margine – come lei dice – tra questo e l’altro mondo». Un giorno è svenuta al college, e da allora, malata, trascorre le sue ore in compagnia dei libri ereditati dal padre. Romanzi, racconti e versi attraverso i quali si avventura su sentieri sconosciuti, vive vite altrui piene di amori e passioni travolgenti, apprende cose che pochi sanno: che Dickens, ad esempio, soffriva d’insonnia e di notte passeggiava per i cimiteri; o, ancora, che da giovane Stevenson aveva attraversato la Francia dormendo sotto le stelle, in compagnia di un’asina che somigliava vagamente a una signora di sua conoscenza.
cover originale
Quando si è costretti tra le pareti della propria stanza, è bello scivolare dentro altre storie, diventare Jane Austen che, dopo la dichiarazione del suo spasimante, il signor Bigg-Wither, trascorre una notte insonne, oppressa dal pensiero di mettere al mondo dei piccoli Bigg-Wither; oppure Emily Dickinson che scriveva facendo largo uso delle maiuscole. È bello, soprattutto, ripercorrere il sentiero della storia della propria famiglia, scavare tra i secoli, tra reverendi bizzarri e un vasto assortimento di eccentrici irlandesi, per scoprire il fardello dell’ambizione smisurata degli Swain: l’ossessione di un mondo migliore dove Dio possa correggere i propri errori e gli uomini e le donne possano vivere la seconda stesura della Creazione, liberi dal dolore.
Mentre la pioggia batte sul tetto della mansarda, Ruth rovista cosí tra i libri e legge e raduna attorno a sé tutto quello che può: la vecchia edizione arancione di Moby Dick della Penguin, un libro che ingrassa ogni volta che lo prende, la copia di Ragione e sentimento con il ritratto di Jane con la cuffietta in testa, le memorie del Reverendo, il bisnonno che nella sua mente assomiglia al vecchio Gruffandgrim di Grandi speranze, gli appunti di Abraham, il nonno, che anziché abbracciare la chiamata del Signore abbracciò quella della pesca al salmone, i quaderni da bambino su cui Virgil, figlio di Abraham e suo amato genitore, annotava con la matita le sue poesie.
Storie che, come tutte le storie, si raccontano e si leggono per scacciare il male di vivere o, come nel caso di Ruth, per mantenersi ancora «al margine tra questo e l’altro mondo».



Considerazioni.
"Noi siamo la nostra storia, la raccontiamo per rimanere vivi o mantenere in vita quelli che raccontiamo. L'Io narrante e il narrato sono così evanescenti".
Ecco cosa dice la protagonista di questo romanzo, Ruth Swain, direttamente ai lettori. E' una frase che costituisce quasi un ammonimento al lettore e a se stessa, una frase che torna più volte e che non manca di essere evocata (anche se non esplicitamente) anche nel finale del libro, ed in  qualche modo riesce sempre a chiudere il cerchio di quanto pensato e detto da Ruth.

Niall Williams ritiene che la cultura sia quella che si apprende anche e soprattutto dai libri non prettamente scolastici - ma di diletto, di evasione, di narrativa, di letteratura, ecc.. -  ecco perchè ha scelto Ruth, la quale non ha la possibilità, per via delle sue condizioni di salute, di studiare a scuola e quindi legge tutto, e impara cose che altrimenti non avrebbe modo di sperimentare o raggiungere.
Inchiodata "al margine tra questo e l'altro mondo" Ruth usa la lettura come grande occhio che le espone il mondo. Se lei non riesce ad uscire e vederlo ecco che lui va da lei con i libri (in particolar modo quelli del diciannovesimo secolo, ma si sa che il mondo cambia vestigia ma non sostanza...).

La mente è un organo formidabile ho sentito dire una volta, e credo sinceramente in questo. La convizione, la fantasia, la percezione, la costruzione di idee forti e convicenti uniti a una grande forza di volontà possono fare cose (soprattuto se a contatto con i libri) che altrimenti sarebbe difficile da sperimentare in una vita. Come grandi mani che si estendono a portare le nozioni a casa di Ruth, i personaggi, la storia, la scienza, ma soprattutto le persone, il loro animo e le loro esperienze da tutto il mondo vengono raccolte ai suoi piedi, in Iralnda, pronte per essere conosciute. 

Essendo figlia di un poeta non è quindi difficile, per Ruth, usale la mente e l'immaginazione per fare il resto e la sua storia personale di tutti i giorni - che ad una prima occhiata potrebbe apparire banale e quasi misera -  diventa motivo di intrigante scoperta e meraviglioso vissuto.
 
"Storia della pioggia" è un romanzo particolare, che si può definire con una marea di parole - profondo, personale, intimo, corale, colto, interessante - ma che in qualche modo a queste definizioni continua a sfuggire deliberatamente. Perchè una definizione definisce, ma non racchiude tutto quanto quella parola significa realmente, le sue sfumature, il contorno sfocato di quello che si porta dietro.

Ho amato molto questa lettura dal sapore irlandese, pieno di citazioni e intriso di amore puro e viscerale verso i libri.
Quest'ultimo emerge sempre e comunque a dispetto degli eventi che ci narra - e in cui è coinvolta - Ruth, a dispetto di quello che il destino e la vita hanno scelto per lei e a dispetto di quanto e quanti non credono che una lettura possa in qualche modo influenzare una vita e guidarla verso una determinata direzione.
"Ogni libro è la somma dei libri letti dallo scrittore" dice Niall Williams e prosegue dicendo "Tutti raccontiamo storie. Le raccontiamo per passare il tempo, per dimenticare il modno o capirlo meglio. Raccontiamo storie per scacciare il male di vivere". 
da "Storia della pioggia" di Niall Williams
Niall Williams, anche se propone ed impone, quale regina della storia, una donna dietro il quale celarsi non riesce a non mettere sulla carta molti dei suoi pensieri personali (in particolar modo riguardo ai libri) e quindi svelare considerazioni dolci, amare, vere, dolorosi, ecc... circa quanto più ama e lo circonda: la scrittura, i libri, la sua terra e il misticismo cdi cui è intrisa.  

E' affascinante lasciarsi immergere nella verde isola di smeraldo, nel suo rapporto conflittuale con le religioni e i suoi precetti (il Paradiso, l'Inferno, ecc...), nei suoi riti scaramantici, nei suoi miti, nelle sue credenze, nel vedere come tutto abbia un significato (il fiume Shannon come "Chiesa", il salmone come conoscenza e saggezza, ecc...) che riconduce alla natura e alla cultura celtica. 
Ma è anche curioso vedere come tutti i lavori definiscano le famiglie e questi definiscano le singole persone.

E tutto questo, Ruth lo lega a quanto legge e lo rende in un certo senso poetico “così come il Tempo, trasforma le disgrazie in fiabe”, capite cosa intendo?

Ed è ancor più interessante leggere di cosa Williams, tramite Ruth, pensi su Dickens & Co.   quanti libri ha letto, le citazioni che inserisce qua e la per stuzzicare il lettore, stimolarlo, portarlo verso un titolo piuttosto che un altro, mostrargli i passaggi e l'apertura mentale a cui conduce la lettura. E' bello leggere come Williams vede l'esistenza e come la vede in relazione alla scrittura, come assapora - quasi da poeta - l'esistenza nelle sue sfumature più diverse, come prende tempo per leggere tra le righe, per assorbire i silenzi e renderli assordanti, per usare le parole e farle rimbombare nella mente.

E' davvero un bel romanzo, suggestivo ed evocativo, che coglie la vita attraverso la mente di quanti ci hanno preceduto e di essa hanno scritto e ci dice di viverla,  possibilmente, di quando in quando, abbandonandoci alla lettura. Consigliato.


Niall Williams è uno scrittore irlandese. Si è laureato in letteratura inglese e francese presso l’University College di Dublino e dottorato in Modern American Literature. Ha lavorato come copywriter per Avon Books, a New York. Il suo primo romanzo, Four Letters of Love, è stato un bestseller internazionale, pubblicato in oltre venti paesi.

Recensione: "Etta e Otto e Russell e James" di Emma Hooper


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Etta e Otto
e Russell 
e James
di Emma Hooper
pagine 350 circa
prezzo 18.50€
Bompiani
già disponibile
voto:
4/5

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Il più grande desiderio di Etta, che vive in una sperduta fattoria a Saskatchewan, è di vedere il mare.
cover originale
Così, una mattina, all’età di ottantatré anni, decide di alzarsi molto presto, prende con sé un fucile, del cioccolato e i suoi stivali migliori, e inizia a percorrere gli oltre tremila chilometri che la separano dall’acqua.
Ma Etta sta cominciando a dimenticare le cose, mentre Otto, suo marito, ricorda tutto e la ama profondamente. Anche Russell, il loro vicino, ricorda, ma in maniera diversa: ama Etta da sempre, tanto quanto l’amava cinquant’anni prima, quando ancora non aveva sposato Otto.
Con un ritmo simile a quello delle onde, Etta e Otto e Russell e James si muove tra il presente fin troppo pacifico di una fattoria canadese e un passato arido e polveroso, fatto di guerra, passione e speranza, tra la voglia di ricordare e il disperato tentativo di dimenticare, seguendo i passi determinati di Etta nello scenario incantato del territorio canadese.




Considerazioni.
L'altro giorno mi hanno domandato, vedendomi leggere questo romanzo, come lo trovassi. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata che l'ho trovo un romanzo inaspettato.
Inaspettato rispetto al panorama letterario paventato in questo ultimo anno e inaspettato perchè non mi ero immaginata di trovarvi una storia di questo tipo, che mi ha colpito e mi ha trovata coinvolta e impressionata.

In "Etta e Otto e Russell e James" la Hooper ci narra le vicende dei quattro protagonisti citati nel titolo del romanzo a partire da Etta, la quale ha 83 anni ed ha incominciato a dimenticare... In una mattina come tante altre - presso la sua fattoria nel Saskatchewan (Canada) - Etta si alza, si lava la faccia, si veste, mette gli stivali buoni, prende il fucile, delle cioccolata e s'incammina a piedi per andare a vedere l'oceano, che non hai mai visto. Peccato che tra casa di Etta e l'oceano vi siano solamente 3232 kilometri.

Stessa fattoria del Saskatchewan dalla quale è parita Etta. Otto, suo marito - il quale a differenza della moglie incomincia a ricorda troppo del suo passato - decide di non impedire il progetto di Etta. Di non rincorrerla. Otto la ama incondizionatamente e profondamente e proprio comprendendo le ragioni del viaggio continua a fare quello che stava facendo, come tutte le mattine, solo con la preoccupazione che Etta stia bene e che il viaggio arrivi a buon fine.

C'è una persona che si metterà sulle tracce di Etta non appena saprà del suo viaggio, ed è Russel, il vicino di casa di Otto e sua moglie, il quale da sempre è innamorato di Etta e quando viene a sapere della sua partenza si preoccupa subito per la pazzia del viaggio e quello che comporta.

Un solo amico affiancherà Etta nel suo viaggi, ed è James, un coyote parlante che le permette di "vedere" e notare le cose, di scegliere - tra le tante, con un sussurro - la strade giusta che porterà Etta verso l'oceano, a respirare, sentire e vedere paesaggi nuovi, diversi e bellissimi che non ha mai visto.

Essendo la Hooper una musicista non ci si poteva che aspettare un romanzo corale, un romanzo lirico, che traccia la concretezza del suo essere nell'invisibile trama costituita dal "sentire" dato dal  sentimento e dal ricordo, come percezione e odore, come essere ed essere stato.
Non si può propriamente cogliere e raccogliere un romanzo di questo tipo, ma si può cercare di definire quanto esso ti abbia donato in cambio del tempo investito per leggerlo. E di questo si può dire tanto, a cominciare da Etta.

Etta è il passato, colei che non riesce a vivere il presente se non con foglietti che le ricordino chi è e cosa sta facendo, i legami che costruiscono le sue radici e un coyote che sussurra parole di incoraggiamento e indicazioni che le evitino di perdersi.
Ma resta comunque un'impresa difficile quella di Etta, perchè è anziana, è fragile, è sola e perduta fuori e dentro la sua testa, ma le intenzioni e le sensazioni la guidano. Esse sono la sua forza, la ribellione alla sua condizione. Sa che la volontà la porterà dove vuole arrivare e il cuore sarà (o almeno ci spera) ciò che la riporterà da Otto.

Otto, che spera la medesima cosa, intanto ci permette di mettere insieme i pezzi della loro storia individuale e poi di coppia, è la memoria storica, la roccia su cui si fonda la famiglia.

Grazie ai ricordi di Otto, a quelli di Etta, grazie a Russell e alla bravura della Hooper di rendere un romanzo toccante sia dal punto di vista umano ma anche un meraviglioso affresco paesaggistico che sa di antico, splendido e in qualche modo perduto.
Ne sortisce una storia che si rimpiange non appena terminata, che conduce a sentimenti che sembrano impossibili da poter replicare, ma che si vorrebbe vivere, tenere per sè e augurare a chi si ama per davvero almeno una volta nella vita.

"Etta e Otto e Russell e James" è un'oscillazione toccante e bellissima tra presente e passato; un'ode alla natura, al Canada e all'amore; un canto alla libertà anche nella coppia e una musica delle parole e dei pensieri; una tela di colori che sembra oscillare, ballare e trascinare in cieli di ruggine e tra l'arsura brunita dei campi battuti dal vento e dal sole.

"Etta e Otto e Russell e James"  è la crudeltà del tempo e la dolcezza mielata dei momenti che si strappano ad esso e per il quale viviamo, anche replicandoli nella mente.

"Etta e Otto e Russell e James" E' un passato che ci conduce lontano, un presente che ci sfiora soltanto, è la guerra dei pensieri e l'incertezza della azioni.

"Etta e Otto e Russell e James" E' tutto quello che può contenere un tenero cuore umano.



Emma Hooper è musicista e scrittrice. Il suo progetto solista “Waitress for the Bees” sta continuando un tour internazionale e le è valso il Finnish Cultural Knighthood. Come autrice, ha scritto racconti, testi di non-fiction, poesie e libretti, ma anche innumerevoli testi accademici che spaziano dal retro-futurismo agli studi di genere nella musica pop. Emma Hooper è ricercatrice presso la Bath Spa University nel dipartimento di Commercial Music. Vive in Gran Bretagna, ma appena può torna nel suo paese d’origine, il Canada.
lunedì 27 luglio 2015

Recensione: "Il paradosso di Pancrazio" di Luigi Pistillo


 

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Il Paradosso
di Pancrazio
di Luigi Pistillo
pagine 250 circa
prezzo 16€
Mursia Editore
già disponibile
voto:
3/5

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Come il calabrone vola a dispetto delle leggi della fisica, allo stesso modo Pancrazio vive pur sprovvisto di tutti gli attributi necessari e sufficienti per affrontare la multiforme e ostile metropoli milanese.
Un paradosso vivente, questo è Pancrazio.
Stralunato e ingenuo precario esistenziale, senza un lavoro fisso, senza cultura, senza passioni (a parte le donne e la collezione di tappi), un po' sovrappeso, il protagonista di questo romanzo è ogni giorno alle prese con gli enigmi della realtà che di volta in volta hanno il volto di improbabili ciarlatani di televendite, ragazze rimediate via Internet, vicine di casa sadiche, medici avidi e artisti d'avanguardia, pubblici amministratori inaffidabili.
Per tacere della sua famiglia e degli amici. Pancrazio, il Biagiotti, la signora Giovanna – rispettivamente padre e madre del paradosso vivente – e Franco, l'amico di sempre, compongono una bizzarra compagnia di ventura alle prese con la vita e la sua straordinaria assurdità. Divertente, grottesco, satirico, spietato e tenero, questo romanzo guarda il mondo con gli occhi ingenui di Pancrazio.
E lo vede per quello che è: un rumoroso caravanserraglio dove nessuno può dirsi davvero normale. A parte Pancrazio che, paradossalmente, ha tutte le qualità senza averne nessuna.





Considerazioni.
Che si parli di un uomo che costituisce un paradosso vivente lo avrete compreso dal titolo, ma se leggete questa recensione è perché ne siete in qualche modo incuriositi, ma probabilmente non sapete bene cosa aspettarvi.

All'inizio, nemmeno io. Ma è molto facile entrare nel mondo di Pancrazio e grazie a Pistillo è  anche immediatamente accessibile e facile da fare proprio, confrontando le proprie caratteristiche con le peculiarità del personaggio in questione.
Pistillo, partendo da un personaggio semplice, pieno di contraddizioni, incomprensibili punti di vista e ragionamenti strampalati, ci mostra tanto il microcosmo in cui questo si muove, quanto il modo di interfacciarsi con la realtà che lo circonda. E sono due esperienze piene di ironia, di sardonico disincanto e anche di velata critica al mondo moderno che ci circonda - e a volte troppo imbecca su come vivere - alle persone che compongono il nostro paese e i principi morali e che lo muovono.

Si parte da un personaggio semplice, apparentemente poco (o per nulla) complesso, con caratteristiche decisamente esautorate per approcciarsi a una serie di avventure (in quanto il romanzo è più una raccolta di momenti che un vero e proprio racconto unico) in cui si vede Pancrazio tentare di confrontarsi con persone (conosciute e sconosciute), situazioni (vecchie e nuove) ed eventi che mettono alla prova il suo immoto modo di vivere, il suo mediocre modo di pensare e le sue passioni pacate e incolori.

Sembra infatti impossibile vedere Pancrazio darsi una mossa in ogni campo: lavoro, sentimenti, famiglia, amicizie, ecc... e la sua inconsapevolezza, a volte cecità è quasi impressionante e a tratti fastidiosa nella sua accidiosa costanza.
Ma Pistillo, con il palese obiettivo di dipingere pregi e difetti di quello che siamo, come siamo e metterceli sotto gli occhi, riesce bene e l'inettitudine di Pancrazio riesce quasi a dare uno schiaffo e una mossa, almeno morale, a chi legge.

Il romanzo, più per la vicenda in se stessa, mi è piaciuto molto per come viene narrato e proposto (negli argomenti e negli intenti) del suo creatore. Pistillo mi ha infatti molto colpito per il suo stile immediato, sincero (parla direttamente con il lettore) e semplice, per la sua voglia ed entusiasmo di narrare la storia di un personaggio che non sembra avere pregi o meriti se non quello dell'onestà e coerenza con se stesso e i suoi propositi. 
Pinketts aveva ragione quando ha affermato che «Pancrazio è un po' cugino di Candide, cognato sfigato di Forrest Gump, ma sostanzialmente figlio spaesato di Marcovaldo. Un umorismo irresistibile sul paradosso di una realtà inaccettabile, ma condivisibile.» perchè è fondamentalmene un ignavo, persino oltre il disincanto, l'abbandono e la lotta. Adatto anche il suo paragone a Fantozzi:  Fantozzi sta agli anni '70 come Pancrazio sta agli anni 2000. 
Pancrazio è oltre tutto e in coda a tutto e per questo è un personaggio interessante da osservare, come un pesce nella sua boccia d'acqua o gli uccellini in gabbia della copertina: per vedere cosa combina con quanto lo circonda e reagisce agli stimoli che lo circondano siano essi incarnati da suo padre, sua madre il suo amico Franco o ancora debba interfacciarsi con il teatro, la Croce Rossa i vicini e le donne...
Complessivamente è un romanzo che ho apprezzato molto per la sua autocritica alla mediocrità come obiettivo e come sprone (almeno ho voluto vederlo) e ho apprezzato uno scrittore di cui mi è molto piaciuto lo stile. 
Consiglio questa opera a tutti coloro che vogliono leggere un romanzo diverso e pieno di spunti di riflessione, in salsa ironica!


Luigi Pistillo, nato a Campobasso, vive a Milano. Ha conseguito la laurea in Lettere Moderne all’Università di Urbino. Collabora con vari periodici in qualità di critico drammatico e letterario. È autore di opere e di adattamenti teatrali. Già direttore artistico del Lombardia Festival e di numerose altre manifestazioni, ha scritto e diretto il film Trincea, presentato in vari festival a New York, Berlino, Lubiana. Il paradosso di Pancrazio è il suo primo romanzo. 
domenica 26 luglio 2015

“Caffè & Chiacchiere con Emma”



Care amiche

dopo aver spolverato e tolto le ragnatele accumulate durante la mia assenza, vi do un virtuale bentornato nel nostro salottino.
   Oggi desidero affrontare un argomento che trovo interessante. Mi riferisco al Romance Storico, un genere di narrativa che meno di altri risente delle mode e che, sebbene ogni tanto sembri in declino, conserva intatto il proprio fascino.
   Il punto focale dello scenario storico in cui si è deciso di collocare la vicenda dei protagonisti è costituito dalla ricerca. Anche la più originale  storia d’amore dovrebbe poggiare sulle solide basi di una ricostruzione credibile e verosimile. Una buona preparazione in Storia aiuta, ma per ricreare uno spicchio di mondo che rispecchi in modo fedele e autentico l’ambiente entro il quale si muovono i personaggi bisogna dedicarsi alla ricerca, che richiede tempo, pazienza, studio dei particolari. Tutto deve appartenere al periodo che si è scelto: cibi, bevande, abiti, calzature, strumenti musicali, armi, eventuali cosmetici e modi di curarsi. Lo storico non consente troppe licenze narrative, specie se piuttosto lontano nel tempo, e quindi anche i dialoghi dovranno essere adattati. Senza tanti fronzoli però.
   La ricerca si può condurre a tavolino, usando i mezzi che offre la tecnologia e avvalendosi del Web. Senza dubbio una grande opportunità e anche molto più comoda. Oppure può svolgersi sul campo, che poi è un’ottima scusa per viaggiare. Questa seconda opzione è preferibile, a mio parere, perché gli stimoli che si ricevono andando a scoprire di persona i luoghi in cui si desidera ambientare una storia, entrare in contatto con la gente che spesso conserva una memoria antica, frequentando archivi storici e biblioteche, sono molto più profondi e intensi. Le atmosfere non si possono respirare attraverso lo schermo del PC.
   Un luogo in cui è avvenuta una battaglia riverbera ancora a distanza di secoli il cruento avvenimento.
Un’antica città con le sue vestigia evoca la vita dei suoi remoti abitanti. Ugualmente i castelli e le vecchie dimore echeggiano dei passi e delle voci dei signori che sono vissuti fra quelle mura. I fatti di sangue sembrano più vivi, le leggende tramandate dal popolo non si trovano su Internet. L’emozione che dà aggirarsi fra le rovine di Montségur, il castello dei Catari, o la suggestione che esercita il Krak dei Cavalieri in Terrasanta, non si possono sperimentare al computer.
Ci si deve sentire un po’ archeologi quando si intraprende una ricerca che deve farci entrare in un mondo che è esistito tanti secoli fa, del quale vogliamo svelare e conoscere i segreti, pur consapevoli che molto resterà ancora da scoprire e avremo così altre occasioni per viaggiare, immergerci fra antichi testi e documenti, camminare fra vestigia, o percorrere sentieri boscosi alla perenne ricerca della sorgente a cui dissetare la fantasia e poi, a briglia sciolta, galoppare verso nuovi orizzonti e altre storie da raccontare.
   La mia predilezione per la ricerca sul campo non significa rifiuto o pregiudizio nei confronti degli strumenti tecnologici, anzi. Il Web offre una gamma vastissima e pressoché illimitata di notizie, sono riprodotti documenti e descrizioni dettagliate che senza dubbio arricchiscono il bagaglio di informazioni necessarie per la stesura di un romanzo. Spesso la vita di oggi e i quotidiani problemi non consentono di fare i bagagli e raggiungere i luoghi da cui si desidera trarre ispirazione e allora si intraprende un viaggio virtuale. Non meno interessante e istruttivo, però non altrettanto divertente e sicuramente meno avventuroso.
Ovvio, si può scrivere una bellissima storia d’amore anche senza uscire di casa, perché in fondo quel che conta davvero sono i contenuti. Creare e dare vita a personaggi che coinvolgono e lasciano un senso di rimpianto quando si giunge all’ultima pagina è senza dubbio l’impresa più difficile che deve affrontare l’autore. Gli si perdoneranno eventuali pecche, ma non un racconto banale, perché non basta ricostruire in modo fedele e minuzioso un periodo storico se poi l’intreccio non è all’altezza e dopo poche decine di pagine perde d’interesse, annoia o peggio, fa rimpiangere i soldi spesi per comprarlo.
   Il luogo comune più frequente classifica il Romance come un genere di narrativa rivolto a una platea di lettrici di scarsa cultura o intellettualmente poco impegnate.
   Niente di più sbagliato.
   Le lettrici di Romance sono molto esigenti e che prediligano le storie d’amore non significa che leggano soltanto queste. In prevalenza, forse, dato che il romanzo “rosa” ha sempre un lieto fine e rende più dolce e leggera la vita di tutti i giorni, spesso combattuta sul fronte di doveri e obblighi, di mariti esigenti e figli indisponenti. Le signore che amano il Romance desiderano fuggire dalle tenaglie della realtà quotidiana per tuffarsi in un mondo tutto rosa, dove anche se ci sono drammi e lotte  dopo finisce tutto bene. Dove gli uomini sono belli fuori e belli dentro, a volte più dentro che fuori perché il tipo un po’ “stropicciato” piace, romantici quanto basta per far innamorare. Dove le donne sono forti, qualche volta ribelli, ma sempre vittoriose. Mondi, lontani o vicini, in cui l’amore trionfa dopo aver superato molteplici ostacoli. Questa fede incrollabile che hanno le lettrici nell’amore e nel lieto fine costituisce la base portante del Romance, e poco importa che sia storico o moderno, purché capace di farci sognare.
   
Dunque, che i due protagonisti si innamorino all’ombra del Colosseo o su una spiaggia dei Caraibi, che viaggino in carrozza o su rombanti fuoriserie, non è fondamentale. Ci si può sbizzarrire nella scelta dell’ambiente in cui creare la storia, ma occorre che l’eroe e l’eroina rispettino determinati requisiti di fascino e personalità che possano conquistare il cuore delle lettrici e lasciare un buon ricordo di sé. Magari la voglia di rileggere il libro.


 La vostra Emma vi abbraccia, 
augura buone vacanze e vi dà appuntamento alla prossima chiacchierata.