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giovedì 4 settembre 2014

Caffè & Chiacchiere con Emma ...




Care amiche,
vi do il bentornato nel nostro salotto virtuale, benché forse dovreste essere voi a darlo a me, vista la mia prolungata assenza.

   Volevo essere più assidua, ma non sempre riesco a rendere concrete le mie intenzioni e così, fra un impegno e l’altro, il tempo passa. Dai un’occhiata al calendario e ti accorgi che è Ferragosto. Anzi, che siamo già oltre e che le vacanze, se abbiamo avuto la fortuna di farle, sono purtroppo finite. Che questa estate capricciosa e incerta volge al termine e che i buoni propositi non sono stati realizzati, almeno non tutti.
   Adesso però basta con le scuse e passiamo al tema con cui vi voglio intrattenere.
   Un tema che, sono sicura, interessa le amiche scrittrici e quelle che aspirano a diventarlo e che riguarda un personaggio importante nell’ambito dell’editoria, cioè

 L’Editor, questo sconosciuto”.

   In realtà, credo che tutte sappiamo chi sia o che almeno ci siamo fatte un’idea del suo ruolo, o del ruolo che dovrebbe avere, perché in genere è proprio sotto le sue “Forche Caudine” che bisogna passare per ottenere la sospirata approvazione del romanzo che ci è costato tanto impegno, che magari non ci ha fatto dormire la notte, che nei momenti più impensati e inopportuni ci ha assillato.

Il compito dell’editor è, dicevo, di leggere la nostra storia, trovarci difetti che ci sono sfuggiti, indicarci il modo di migliorarla e renderla appetibile al pubblico, che è poi lo scopo per cui si scrive.
   In teoria, superato l’esame dell’editor, non dovrebbero esserci ostacoli per la pubblicazione del nostro libro e in linea di massima è così.
Però dobbiamo tenere conto che esistono specie diverse di editor, i quali dopo tutto sono esseri umani e quindi umorali, che possono non avere voglia di sciropparsi la nostra storia perché è la centesima che gli è arrivata sulla scrivania, che quel mattino hanno litigato di brutto col marito (o la moglie), perché il traffico sul raccordo anulare o la bretella era allucinante o non sono riusciti a trovare posto a sedere sulla metro, perché, infine, gli girano a livelli stratosferici e odiano il nostro romanzo per il solo fatto che è lì, esiste e gli ricorda di dover svolgere un lavoro che, bene o male, gli fa portare a casa lo stipendio, ma questo non significa per forza che lo debba amare.
   In base alla mia esperienza gli editor si suddividono in tre specie principali:
   1 L’editor scrupoloso.
   2 L’editor impiccione.
   3 L’editor fannullone.

   L’editor scrupoloso è in via d’estinzione e dovrebbe rientrare nelle specie protette. La sua sopravvivenza è determinante per l’autore, in quanto non solo legge con attenzione il romanzo, ma si premura di rilevarne gli eventuali difetti e di chiederne la correzione. Apre una vera e propria attività di collaborazione con l’autore, fornisce suggerimenti, indicazioni, diviene una sorta di mentore che accompagna lungo il percorso di rielaborazione del testo, laddove sia necessario, rispetta il lavoro e si guarda bene dal metterci le mani. Con un editor di questo tipo si crea spesso un rapporto di fiducia; a lui ci rivolgiamo per dirimere i dubbi, ne cerchiamo il consiglio e l’approvazione. Si lavora in tandem e con reciproco piacere, perché entrambi perseguiamo il fine ultimo: realizzare una bella storia.

L’editor impiccione, per fortuna, è una specie non molto diffusa ma capace di combinare guai irreparabili.
   Presuntuoso ed egocentrico, si pone al di sopra dell’autore e lo considera manovalanza. E’ il tipo a cui piace manipolare e manomettere il romanzo. Quello che non interpella l’autore quando interviene sul testo e lo mutila senza pietà. Non usa il bisturi, incurante com’è della delicatezza richiesta dall’intervento, ma si serve dell’accetta e taglia, stravolge, inserisce paragrafi a proprio arbitrio. L’autore non ha voce né volontà in questa opera di sistematica modifica e alterazione del suo lavoro. Le sue eventuali lagnanze sono ignorate in modo spudorato. La sua mancanza di riguardo rasenta la maleducazione e, come se non bastasse, sostiene che grazie a lui il libro è destinato ad avere successo. Salvo che, quando poi non l’ottiene, scarica tutta la responsabilità sulle spalle dell’autore, chiaramente un incapace.
   Con un tipo simile non si riesce a collaborare. Non gli interessa creare un rapporto, se non di totale sottomissione da parte dell’autore alla sua autorità suprema. Consiglio, se mai aveste la sfortuna di imbattervi in questa specie di editor, di ritirare il romanzo seduta stante e cercare un altro Editore.

L’editor fannullone è la specie che si sta diffondendo negli ultimi tempi, che trova fertile terreno presso le grandi case editrici e prospera a discapito degli autori.
   Una sorta di parassita, editor soltanto di nome ma non di fatto, che vuole gli presentiate un’opera perfetta, senza sbavature o difetti, che raramente legge di persona il materiale, ma delega altri a farlo e appena le maestranze indicano una pecca, subito lo cestina. Non vuole dovervi interpellare per segnalarvi che il romanzo è interessante, ma che dovreste apportare qualche modifica. Potrebbe trattarsi della storia più bella che sia mai stata scritta, ma se servono interventi lui la rifiuta e non si prende il disturbo di fornire spiegazioni. Un laconico comunicato in cui informa che il romanzo non ha incontrato l’approvazione ed è quanto.
   Editor così mi fanno tanta tristezza. Purtroppo non si rendono conto di essere pessimi rappresentanti di una categoria e quindi di arrecare nocumento alla medesima. Pure loro, come l’editor impiccione, hanno scarso rispetto per l’autore. L’impiccione pecca per eccesso, questi per difetto, indifferenza, apatia. C’è il rischio che diventi un’infezione virale, ma mi auguro che l’editor scrupoloso sviluppi gli anticorpi necessari a combatterla.
  
Spero di avervi chiarito le idee sul ruolo dell’editor e sul fondamentale compito che svolge, quando è un serio professionista, nell’editoria.
   E sì, ci ho anche scherzato un poco.

Un abbraccio virtuale dalla vostra Emma e alla prossima.
  

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