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lunedì 14 luglio 2014

Recensione: "Indiana. Le passioni di Madame Delmare" di George Sand.



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Indiana
Le passioni di Madame Delmare
di George Sand
pagine 244
prezzo 24€
Donizelli Editore
già disponibile
voto:
 INDIMENTICABILE!!!
--o--














«Era una creatura minuta, graziosa, fine; una bellezza da salotto che la luce intensa delle candele rendeva fiabesca e che un raggio di sole avrebbe sciupato. Nel ballo, era così lieve che sarebbe bastato un soffio a sollevarla in aria».
Creola e parigina, eterea e appassionata, ribelle e sottomessa: l’impasto degli istinti contrapposti fa della protagonista di questo romanzo una delle eroine più emblematiche dell’Ottocento francese. Indiana è nata nell’isola di Bourbon, al largo del Madagascar, nel mezzo dell’Oceano Indiano.
cover originale
Ma il lettore la incontra in una ricca dimora della campagna francese nei panni di madame Delmare, sposa infelice di un matrimonio combinatole dalla zia, che ha voluto così riscattarla da una vita da schiava, all’altro capo del mondo. Rassegnata a un’esistenza priva di gioie, Indiana si lascia andare a uno struggimento che sconfina nella consunzione, al fianco di un marito vecchio e collerico, e sotto l’ala protettiva del taciturno sir Ralph, fedele ma troppo compassato amico d’infanzia.
Ed ecco che una notte irrompe nella villa l’affascinante Raymon, un aristocratico di belle speranze, da poco trasferitosi in campagna, che tutto sovverte. Bastano poche pagine per avvincere il lettore in un turbine di emozioni e colpi di scena; Raymon l’affabulatore dapprima seduce Noun, la bella domestica creola, e poi rapisce il cuore della stessa Indiana. L’incostanza delle passioni e l’ingannevole personalità di Raymon spingeranno Noun a gettarsi nel fiume in piena, e Indiana a oscillare senza tregua tra lo sdegno e l’attrazione irresistibile.
Nell’andirivieni di quel pendolo sentimentale, è tutto un incalzare di eventi: la fuga disperata a Parigi, la morte cercata sulle rive della Senna, la bancarotta del marito, il forzoso trasferimento nell’isola al largo dell’Africa, il precipitoso rientro in Francia a bordo di un mercantile, la messa a repentaglio dell’onorabilità. Sullo sfondo, l’evolversi del personaggio di sir Ralph, sempre avvolto in un alone di inquietante opacità.
A ordire sapientemente questo intreccio, l’ironia e l’ambiguità di una narratrice che si compiace di scrivere sotto le mentite spoglie di un autore, e che sa davvero portare all’estremo la tensione narrativa tra il maschile e il femminile.

Considerazioni.
Come già da precedenti recensioni, sapete quanto ami e stimi questa scrittrice, che non solo era esempio di estema elasticità mentale, ma anche di una certa volubilità, che si traduceva nella ricerca ed esplorazione di tematiche particolari, molto spesso autobrigrafiche, ma anche e soprattutto di introspezione psicologica volta alla comprensione dell'umana natura, dalla fanciullesca età del desiderio a quella della ragione, sempre caratterizzata da un'estrema voglia di rottura con gli schemi e le regole rigide della società ottocentesca.

Anche in questo romanzo si annusano e si approfondiscono sia le tematiche femminili che quelle rivoluzionarie, molto moderne per l'epoca (il romanzo risale al 1832 circa).
Se da un lato, infatti, abbiamo la descrizione di una vita tranquilla, costituita principalmente dalla quotidianità della protagonista, Indiana, l'argomento principe è l'indipendenza di una donna che è schiacciata dal marito, appoggiato da regole superiori di carattere legale che glielo consentivano. Il romanzo verta e si sostanza nella presa di coscienza di una libertà personale inestricabile dall'essenza di una persona, creola, bianca, donna o uomo che sia, che non è possibile piegare in alcun modo, che non è possibile estirpare, nemmeno con la legge o la violenza.

Indiana, la protagonista, è una donna creola che vive a Reunion - allora Buorbon - nei pressi dalla più grande isola del Madagascar, e che è schiacciata dal vecchio e prepotente marito, il colonnello Delmare, sensibilmente più vecchio di lei, dal quale non vede l'ora di liberarsi. Indiana è visibilmente infelice della sua esistenza, che viene mitigata solamente dalla presenza di Noun (che è praticamente una sorella) e Ralph, suo cugino - il quale segretamente la ama - e la relazione segreta che ha intrecciato con Raymond de Ramiere, un seduttore che non vale granchè.

La situazione precipita e muta nel momento in cui il marito di Indiana scappa per debiti sull'isola di Boubon e lei rientra in Europa, recidendo i legami che aveva allacciato a Reunion. Ma una volta arrivata nel vecchio mondo Raymond de Ramiere la lascia per un'altra donna, gettandola così nella disperazione affettiva ed economica. Giunge dunque Ralph e le confessa il suo amore celato per tanto tempo e insieme decidono di tornare insieme a Bourbon e congedarsi dal mondo con un duplice e teatrale suicidio.
Arrivati però a Bourbon sono troppo stupiti e affascinati dalla bellezza dei luoghi, dalle sue foreste, dai suoi tempestosi mari, dai suoi tramonti, dai suoi paesaggi, trovano il proprio posto nel mondo, che arriva come un'epifania per i propri cuori e vedono una nuova possibilità, un nuovo principio in quei luoghi affascinanti e bellissimi. Decidono quindi di abbandonare i progetti drammatici per un finale che lascia sorpresi anche i lettori.

Nemmeno a dirlo che questa storia mi ha appassionato moltissimo. Indiana è un personaggio bellissimo, forte, indipendente. La sua voglia di ribellione è trascinante, la sua ragione indubbia, la sua voglia di giustizia ed eguaglianza  tra i sessi ne fa un romanzo più che moderno, la sua voglia d'amore è emozionante, il suo bisogno di affetto è morbida assueffazione.

Ho veramente molto apprezzato la storia perchè anche se la trama ha connotati ottocentesti, un pò retrò e non del tutto attuali, le tematiche lo rendono vintage, così che anche se leggiamo una storia in un tempo e da un scrittrice che non ci rispecchia propriamente per secolo e società, in tematiche sono più che convincenti per il nostro secolo. 
 “Ho scritto Indiana con la consapevolezza, non ragionata, ma profonda e legittima, dell’ingiustizia e della barbarie delle leggi che regolano l’esistenza della donna nel matrimonio, nella famiglia e nella società.
Ed ecco dunque che se ad oggi, non ci sposiamo più con uomini che ci hanno scelto e che non amiamo, troviamo comunque una sorta di partecipazione in Indiana quando vediamo discriminazioni per il nostro sesso in più ambiti e sotto diversi punti di vista:
"La legge di questo paese vi ha reso mio padrone. Avete il diritto del più forte, ma sulla mia volontà, signore, non potete nulla: Dio solo può piegarla e vincerla. Cercate dunque una legge, una segreta, uno strumento di supplizio che vi dia presa su di me! È come se voleste manovrare l'aria e afferrare il vuoto. Potete impormi il silenzio, ma non impedirmi di pensare".
Non lo trovare moderno? Non lo trovate un argomento indispensabile per chiunque? Una ribellione sorda ma assolutamente efficacie? Perchè la Sand, anche se non visse mai in Madagascar sapeva cosa voleva dire essere sposata ad un uomo che non si ama, essere legata ad una persona che non si vuole, non si è scelti e dal quale non si vuole far altro che fuggire via lontani. 

 Ed allora ecco che lo dice nel modo che le riesce meglio: scrivendo una storia, dandole tutto il pathos di cui ne è capace, scegliendo un'eroina che non avrebbe chance e costruiendole un'universo che la rigetta e la rigiuta, circondata da persone che non la amano, tranne una: Ralph, che farebbe di tutto per lei, per renderla felice. 
Tuttavia, come pensava la Sand, non si può passare dall'infelicità alla felicità assoluta, occorre un periodo di decompressione, ed ecco dunque che la nostra eroina, Indiana, per conoscere la felicità, dopo una vita infelice, depressa, incarcerata in una vita che non la apparteneva, deve passare un periodo cercando se stessa, ma come tutte le cose, le persone e i luoghi che più la rendono felice saranno li dove erano sempre state: a Reunion, Bourbon, vicino a lei, a un palmo di mano, ma mentre alcuni lo riconoscono subito, per altri occorre un viaggio fisico, e dentro se stessi per portarli laddove sono destinati: a casa. Altro elemento caro, carissimo alla Sand, insieme alla casa, la famiglia, l'amore, la morale e la ribellione laddove occorra per essere felici.

Certo, la Sand ha delle pecche,  in primis quello di essere troppo estemporanea, troppo viscerale nelle sue passioni, nei suoi istinti tanto sentimentali quanto letterari che le impediscono di scrivere romanzi perfetti stilisticamente, o dai personaggi razionali e riflessivi nel senso classico. Ma forse, in certi casi, non occorre, non se si  vogliono scrivere certe opere, il cui intento era principalmente quello di scuotere socialmente l'animo.

Bello, bello, bello dunque, davvero generoso nelle pillole di pensiero che lascia, per riflettere, per domandare alla propria coscienza, alla propria volontà, al proprio sentire al fine anche di comprendere meglio cosa siamo, chi siamo e quello di cui siamo capaci per quello che riteniamo essenziale per il nostro essere.
E' certamente un romanzo d'amore, ma sarebbe sciocco e un'insulto all'intelligenza della Sand ritenerlo e ridurlo solo a questo. Certo, l'amore è una componente essenziale, ma George vuole trasmettere molto di più di questo. L'amore è quello che scegliamo, non una gabbia che giustifica una parte a sottomettere l'altra, l'amore è scelta, comprensione, intelligenza e soprattutto volontà. 
E' fascinoso e indimenticabile leggere di questo in un'epoca in cui tutto questo, in molti luoghi, non è ancora argomento scontato o di facile soluzione.




George Sand (Amandine Dupin) conobbe in vita una straordinaria popolarità. Ammirata in patria da Flaubert, Hugo e Balzac, e oltremanica da George Eliot, Charlotte ed Emily Brontë, la Sand ebbe una vita scandalosa, segnata da una ferrea volontà di emancipazione. Da lì la scelta di uno pseudonimo maschile per dare libero sfogo al suo talento e l’uso di abiti da uomo per accedere a luoghi banditi alle donne. Tra il 1832 e il 1833 pubblicò Indiana, Valentine e Lélia, i cosiddetti «romanzi passionali», che fecero esplodere la sua fama in tutta Europa. L’adesione agli ideali socialisti la spinse a prendere parte ai moti del ’48. Trascorsi i leggendari amori con Alfred de Musset e Fryderyk Chopin, nel 1851 si ritirò a vita privata e continuò a scrivere fino a settantadue anni. Alla sua morte, nel 1876, Victor Hugo ebbe a dire: «Piango una morta, saluto un’immortale».

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