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sabato 21 giugno 2014

Recensione: "I 7 mortacci di Roma" di Federico Francesco Falco


 
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I 7 mortacci 
di Roma
di Federico Francesco Falco
pagine 84
prezzo 0.89€ ebook
4.12€ cartaceo
CreateSpace Independent 
Publishing Platform
già disponibile 

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"I 7 mortacci di Roma" è una raccolta di racconti che si ispirano alla città eterna, a volte rendendola protagonista, mentre in altre essa resta di sfondo come una comparsa. Esattamente come spesso viene trattata sia dai suoi cittadini che dai turisti nella quotidianità. 
Si parla in maniera ironica di calcio, traffico, degrado urbanistico ed altre tematiche discusse di continuo sotto l'ombra del Colosseo. 
Tra un sorriso dolce ed uno amaro.

 

Considerazioni.
Direte, perchè scrivere un romanzo sulla parola più che eloquente - tipicamente romana - mortacci? Ve lo faccio spiegare direttamente dall'autore:


Il "Mortacci" a Roma è un diritto insindacabile che rimane tale fino a che il suo possessore ne indichi bene il verso, la direzione e l'intensità.  Un po' come se si trattasse di un argomento da studiare in Fisica.È considerata una parolaccia romana abbastanza classica, che però assume svariati significati a seconda del tono, l'espressività facciale, la postura del corpo che la introducono. Può esternare, ad esempio, sentimenti positivi: di ammirazione, sorpresa e compiacimento per un evento straordinario o comunque di natura favorevole ( "Lì mortacci tua, ma che Gol hai fatto?"); o magari, pronunciato a sostegno di un viso gioioso e affettuoso, può indicare un incontro particolarmente gradito o inaspettato ("Li mortacci tua, da quann'è che nun se vedevamo?"); non manca anche l'esempio di manifestare quanto bene pensiamo di conoscere una tale persona ("Eh Federì, 'tacci tua!"), accompagnato magari da un sorrisetto complice. Infine, il comunicare sentimenti negativi o neutri, uniti da una espressione del viso sconsolata o sommessa a seconda del caso.Mi ha colpito particolarmente una definizione che ho trovato su wikipedia in merito:La consistenza "materiale" della parolaccia, il contenuto stesso infamante sparisce, diviene "metafisico", di fronte agli stati d'animo con cui viene pronunciata, e solo questi sono veramente reali. 
In breve, spiega bene il "valore" di tale espressione. Che sì, può nascondere un moto ditotale rancore o odio, ma non necessariamente rientra in quella forzatura stereotipata del romano oramai scolpito nell'immaginario collettivo della penisola, magari proposto in qualche commedia cinematografica preconfezionata, a volerci dipingere a tutti i costi come coatti. E i "Mortacci" riferiti dal titolo di questa breve opera riguardano le varie sfumature della parola in sé. Li attraversa emotivamente tutti, dallo stupore per una città che può arricchirti di una bellezza inaspettata ad ogni angolo di strada che il giorno prima non conoscevi; passando per il fare più malandrino dell'espressione, dedicato a quei modi di fare tipici da "guasconi" che a volte caratterizzano la nostra collettività, fino all'urlo di frustrazione contro chi e come sta martorizzando gli aspetti positivi della amata città.L'intento di questa raccolta di racconti non è il lanciare il dito altrove, ma anche indicare se stessi, l'ironia a 360° che a volte ci salva, ma anche distrae. Spero in queste pagine di aver creato una sorta di microcosmo che possa far sorridere, ma anche pensare il lettore.
Insomma, Falco prende spunto da una delle espressioni romanesche più conosciute e conoscibili per narrare, tramite diversi racconti, la società romana moderna con i suoi pregi, i suoi difetti, ma soprattutto volendono sottolineare il mutamento, molto spesso in senso negativo, della società.
Questo libricino, che si compone di nemmeno un centinaio di pagine, tramite una forte ironia, uno spirito grottescamente graffiante e irriverente porta alla luce una serie di vicende più che normali, tra le vie romane, per conoscere chi abita Roma al giorno d'oggi, i caratteri dei romani nelle varie dituazioni della vita quotidiana e le loro piccole e ridicole manie, modi di essere e quant'altro. Mandando a quel paese qualcuno o qualcosa a seconda del racconto che prendiamo in considerazione.

Nel primo racconto "…Alla viabilità" vediamo i romani alle prese con le vie, le arterie più grandi e famose, le macchine e l'impazienza dei suoi guidatori e/o abitanti.

Nel secondo "… All’etere romano" si parla invece dei vari canali radiofonici (soprattutto sportivi) o radiotelevisivi che si possono acoltare nella capitale italiana. Falco si sofferma sulla vita di due radio: Radio Carbonara libera e Radio Cacio e Pepe sport.

Nel terzo racconto "… Agli imbucati" seguiamo invece le vicende di Gustavo, gagliardo pensionato romano.

Nel quarto racconto "… Al clientelismo" troviamo invece un ragazzo, Giuliano, con la questione dei posti i lavoro.

Nel quinto racconto "… All’immondizia" si parla di rifiuti con il senzatetto Amilcare Giovini, che ci propone la sua opinione in merito.
Nel sesto racconto "… Agli imbrattatori" ci immergiamo nel mondo dei graffitari romani e di coloro che non la vedono proprio come un'arte.
Nel settimo ed ultmo racconto, Falco con l'omonino "...All'universo ..." include in questo racconto di chiusura tutto ciò che di grottesco o ironico non ha rappresentato specificatamente nei singoli racconti.

Falco utilizza un linguaggio semplice, a volte volgare (nel senso di "popolano") e genuino, immedesimandosi nelle varie voci del racconto.
Ovviamente è una lettura che non si prende propriamente sul serio e che quinidi gioca sui punti dolenti degli italiani, ed in particolare dei romani, guardandoli dall'esterno e facendosi a volte beffi di questi ultimi, a volte semplcemente facendo notare loro come appaiono visti oggettivamente, anche se questo comporta riportare sulla carte delle macchiette un pò stereotipate, ma assolutamente efficaci al proposito.
Complessivamente una lettura che ci si può concedere per un momento di allegro sconcerto, ma che probabilmente si comprende al meglio (con un certo coinvolgimento) se si è avvezzi all'interland romano.


Federico Francesco Falco è nato a Roma il 31 luglio 1985, è laureato in Scienze Politiche - Relazioni Internazionali all'Università "La Spaienza" e ha conseguito la specialistica all'Università di Lille3, Charles De Gaulle. Mentre proseguiva gli studi con un master "Politiche Pubbliche e Sanitarie" nella medesima Università romana, ha collaborato a diverse webzine musicali quali  Outune, Dark Room e Loudvision. Attualmente lavora nell'ufficio di Rendicontazione Sociale presso la sede centrale dell'Auser e scrive per i portali musicali iraliani (VeniceQueen.it e Depechemodeitalia.it)
ed internazionali.

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