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giovedì 8 maggio 2014

Recensione: "Le luci bianche di Parigi" di Theresa Révay

 
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Le luci bianche
 di Parigi
di Theresa Révay
Pagine 488
Prezzo 13,90€
Beat
già disponibile
voto:
4/5
--o-- 
















1917, San Pietroburgo. 
cover originale
Con lo scoppio della Guerra civile e la partenza per il fronte del fratello maggiore, alla giovane contessa Xenia non rimane che un’unica soluzione: abbandonare la villa di famiglia e intraprendere con la madre incinta e la sorellina Macha un rischioso viaggio verso Parigi. Rimaste sole dopo la morte della madre, Xenia e Macha sbarcano il lunario tra mille difficoltà, cucendo e ricamando vestiti.  
Una sera, però, mentre sta cercando la sorella con cui ha appena litigato, Xenia incontra Max, un giovane fotografo di moda. 
Ha inizio così una travolgente storia d’amore sullo sfondo del secolo breve e dei suoi grandi eventi: la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, l’occupazione nazista di Parigi, la Resistenza francese, la deportazione degli ebrei, la Seconda guerra mondiale e lo sfavillante mondo della moda, in cui Xenia trova rifugio dai suoi affanni e dalle sue passioni.

 

 *tutte le immagini di questo post sono di Giovanni Boldrini
Considerazioni.
ATTENZIONE!
Questo romanzo è una meraviglia.

Questo romanzo è arrivato in punta di piedi, senza che avessi opinioni di alcun tipo su di esso e ne è uscito dalla ia testa come una piccola perla da conservare, tenere presente come storia che rimane lì e che attecchisce dentro le pareti della tua mente, che trova terreno fertile per pensieri umani inderogabili, profondi, che ti fanno crescere e innamorare, soprattutto del tipo d'uomo di cui avresti bisogno e che vorresti.

La storia di questo romanzo parla di una giovane donna, Ksenija Osolin (o Xenia Ossolin), in fuga dalla Russia, da San Pietroburgo, oppressa e arrabbiata del 1917 - a seguito del tragico evento che cambia la vita della famiglia Osolin: un gruppo di uomini, di soldati, una volta entrato con forza in casa, ha infatti giustiziato il padre di Ksenija (crivellando di colpi il suo cranio) con l'accusa di essere assassino del popolo (il padre di Ksenija era un generale dell'esercito russo). Dopo l'evento traumatico che ha cambiato la visione e la percezione del mondo della protagonista, vediamo Ksenija dirigersi su un treno verso la Francia, diretta a Parigi, in cerca di un pò di pace con il resto della sua famiglia: Masa, la sorella e Nina, la madre. Nel nuovo paese trovarà cambiamenti notevoli, a cui dovrà rispondere con modalità e ragionamenti differenti e soprattutto troverà un amore che la cambierà in tutti i modi possibili che le rapirà il cuore nel più profondo e toccante dei modi.

Questo romanzo mi è piaciuto principalmente per la profonda maturazione ed evoluzione della protagonsta. E' incredibile le prove e i cambiamenti che Ksenija è chiamata ad affrontare, a sopravvivere, a sistemarsi e aggiustarsi più volte, affrontando la vita, le prove dure che le si propongono e la nuova "pelle" che Ksenija man mano assume in relazione a questi ultimi, per sopravvivere, per continuare a vivere.
Se si guarda l'inizio del romanzo e si prende in considerazione il suo finale la maturazione ed il cambiamento, in Ksenija, è palese, direi quasi impressionante, non sembrano nemmeno la stessa persona: l'una agiata, senza pensieri, con le spalle coperte da una famiglia, accudita da una governante, amata da una madre, da una sorella, da un padre, in un paese, quello Russo, squarciato dalla povertà e dalla guerra; l'altra, sebbene viva in  una Parigi non molto dversa dalla Russia che ha lasciato, è più consapevole di se stessa, decisamente più povera fuori, ma molto più ricca dentro. Ricca di conoscienza di sapere, di esperienza tragica, ma anche bellissima.



Altrettanto bellissima ed intensa è la storia d'amore di Ksenija con Max. 

Una storia che divora se stessa, appassionata ed appassionante, totalizzante e assoluta per entrambi, ma soprattutto per Ksenija, che vive tutto nella fretta, nell'incombenza della guerra, della morte, della finitudine dell'esistenza e della necessità di vivere tutto come se terminasse domani.

Max e Ksenija vivono una storia che definire profonda non è abbastanza e straziante non è compeltamente definitoria, ma che alla fine vi ruberà il cuore nelle promesse e nelle intenzioni.

Direi che complessivamente si è rivelata una storia bellissima, molto toccante, da leggere con affamato bisogni di sapere, di conscere la storia, che resta nell'animo, che vuole e conquista ammirazione per una narrazione consapevole della tenerezza, dell'affetto, ma anche rispettosa del dolore, della guerra, del tormento della prigionia. 

La Révay è brava, storicamente ineccepibile, delicata nel dirigere la storia di Ksenija sia per dipingerne i lati positivi, che quelli negativi, in cui rimane 

Davvero una bella lettura.


Theresa Révay è nata a Parigi. Ha lavorato come traduttrice dal tedesco e dall’inglese. Il suo romanzo d’esordio, Valentine ou le Temps des adieux, ha ricevuto un’ottima accoglienza da parte di critica e pubblico, e con La soffiatrice di vetro è stata finalista al Prix des Deux-Magots del 2006. Tradotta in numerosi paesi, Révay è ormai riconosciuta come una delle migliori scrittrici di romanzi storici.

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