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giovedì 21 novembre 2013

Recensione: "Wool" di Hugh Howey.

Incontro con l’autore Hugh Howey 

24 Novembre - ore 12:30 
Palazzo Reale – Sala delle Otto Colonne, piazza Duomo 12
per maggiori informazioni:
 
 
 
 






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Wool
di  Hugh Howey
Pagine 552
Prezzo € 14,90
Fabbri Editore
già disponibile
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La "Trilogia del Silo" è composta da:

1. Wool  - Wool
2. Shift - inedito
3.  Dust - inedito

In un futuro post-apocalittico, in un paesaggio devastato e tossico, una comunità sopravvive in una gigantesca città sotterranea.
 
cover originale
Lì, uomini e donne vivono rinchiusi in una società piena di regole che dovrebbero servire a proteggerli. 
Lo sceriffo Holston, che per anni ha fermamente sostenuto le leggi della città, rompe inaspettatamente il più grande di tutti i tabù: chiede di andare fuori, incontro alla morte. 
La sua decisione scatena una terribile serie di eventi. 
A sostituirlo è un’improbabile candidata, Juliette, che nulla sa di politica e di leggi, ma è un tecnico capace di far funzionare le macchine di quel fragile mondo. 
Ora che le è affidata la sicurezza, Juliette impererà presto a sua spese quanto è malata quella società. 
Perché la città è in procinto di affrontare ciò che la storia ha lasciato solo intendere e che i suoi abitanti non hanno mai avuto il coraggio di sussurrare: la rivolta.



Considerazioni.
Questo romanzo costituisce uno degli esempi più palesi e plateali di come un romanzo autopubblicato su Amazon possa avere un enorme successo, divenendo in breve tempo un grande successo tra i lettori (tanto da esserne acquistati i diritti da case editrici americane del caibro di Simon & Schuster e Random House) e poi una possibile trasposizione cinematografica da parte di uno dei più grandi e conosciuti registi americani: Ridley Scott, il quale pare essere molto interessato a farne un film.
Ora, un romanzo con queste caratteristiche e queste potenzialità - può divenire un successo e quindi piacere - ai lettori italiani? Ma soprattutto, ha le caratteristiche per piacere? La mia risposta è: dipende.

Da cosa? Da come si approda al romanzo. Siamo abituati che in questi ultimi tempi a leggere di romanzi  ambientanti in un futuro post-apocalittico che hanno generalmente un'impronta romantica e piuttosto effimera; qui non troverete questo. Howey non ha scelto questa strada, ma ha scelto di raccontare la storia angosciane, al limite del claustofobico e con un andamento piuttosto laconico, ambientato in un luogo molto piccolo e chiuso quanto una bara: un Silo, in cui gli abitanti umani sono costretti - da decenni - a vivervi, in quanto la Terra è divenuta tossica e inabitabile all'aria aperta.
Siamo duque nel più distopico dei generi, dove esistono regole di convivenza rigidissime, quasi dittatoriali, per garantire una convivenza pacifica e volta a punire i trasgressori che vengono prontamente mandati a pulire le lenti delle telecamere esterne, compito, ovviamente, dal quale mai nessuno torna indietro visto che sono poste all'esterno dell'edificio.
Ad un certo punto tutto cambia, perchè lo sceriffo Holston, del Silo che conosciamo appena approciati alla letttura, decide di uscire spontaneamente all’esterno, e quindi morire, per pulire le lenti, tre anni dopo alla morte (invitata a pulire le lenti dopo aver fatto alcune scoperte che mettevano in bilico i segreti del Silo) dell' amata moglie. Al suo posto viene nominata Juliette, una giovane solitaria, di poche parole e molto particolare, che si occupa delle macchine alla base del Silo e che nulla sa delle politiche e dei meccanismi delle regole del Silo. Molto presto Juliette  verrà accusata a sua volta di aver messo in pericolo l'esistenza del Silo e quindi condannata a pulire le lenti esterne, ma non tutto andrà come previsto e Juliette non morirà e scoprira qualcosa di molto peggio della morte...

Come dicevo prima occorre inquadrare un attimo se il romanzo rientra nel genere di lettura che possa piacere oppure no, ma una volta compreso questo ecco che che il romanzo è un romanzo molto intenso. Da un lato ho compreso vividamente come "Wool" possa essere divenuto in così breve tempo un fenomeno, ma dall'altro ho compreso anche le critiche che gli sono state mosse. Sebbene da un lato, infatti, ho piacevolmente letto questa storia che è un concentrato di attesa agorafobica, di suspance resa logorante dal protrarsi del tempo e dalla scrittura di Howey, di thriller che non i vede l'ora di scoprire e per essenzialmente si vuole divorare il romanzo; dall'altro ho anche visto che di quando in quando, purtroppo, Howey abbia tirato troppo il filo e reso la narrazione troppo lenta, efficacie solo ed esclusivamente per la voglia della scoperta, dello stupore dopo la fitta rete intessuta in precedenza e snocciolata solo poco per volta. Mi sono immaginata spesso come pollicino che cercava gli indizi, che provava a vedere come trovare il capo che Howey mi tendeva al buio di tutto, quel capo che mi faceva rimanere in bilico nell'attesa di uno scatto fulmineo in avanti per raggiungere un qualche scopo, una qualche risoluzione che salvasse i protagonisti, cheli facesse incontrare in qualche modo e nell'attesa di una verità poi lasciata un pochettino in sospeso, visto anche che ci sono altri due romanzi a seguito di questo primo. 

Complessivamente ecco che mi sono trovata nella consapevolezza di un romanzo scritto molto bene, con l'intento di arrivare a stupire a coinvolgere ad appassionare tenendo chi legge la storia sul filo del rasoio, ed ho apprezzato moltissimo la prima parte di questo romanzo, dove ho trovato il personaggio di Holston, che ho amato moltissimo sia per la sua capacità di coinvolgimento a livello emotivo, empatico - direi quasi immediato - che per la storia della moglie ed ho compreso pienamente, con dolore, con magone, la sua decisione, il suo abbandono.

Ho apprezzato meno i capitoli centrali che sono stati a volte molto ridondanti, ma soprattutto piuttosto lenti nella loro evoluzione, nel loro incedere, che sono e costituiscono un incedere lento della storia che Howey ha genialmente fatto evolvere con il contagocce a favore di una suspance crescente di molto impatto. Juliette mi è piaciuta moltissimo, soprattutto per i suoi silenzi, per i suoi pensieri non detti, ma celati, timida, insicura, ma profondamente giusta, corretta e leale.

Io, personalmente, nonostante tutto, ho apprezzato molto questo romanzo, per le idee geniali, per il linguaggio forbito ma non pesante, per quanto attiene i personaggi e anche per il mondo cupamente glorioso e nostalgico di vita, si sentimento, di colore.



Hugh Howey è cresciuto a Monroe, nel North Carolina. Prima di pubblicare i suoi libri ha fatto lo skipper, l’operaio e il tecnico audio. Ha iniziato la serie di Wool nel 2011, autopubblicandola sul Kindle Store di Amazon. Dopo l’enorme successo ottenuto, ha scritto gli altri due libri della trilogia, Shift e Dust, vendendo i diritti dell’edizione cartacea per cifre milionarie. Wool è in corso di pubblicazione in 18 paesi, e i diritti cinematografici sono stati acquistati da Ridley Scott.

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