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martedì 24 settembre 2013

Recensione: "The Heroes" di Joe Abercrombie.



 





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THE HEROES
di JOE ABERCROMBIE 
pagine 720
prezzo 17.90€
 dal 25 ottobre
Gargoyle Extra  
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Romanzi connessi ma indipendenti alla The Frist Law Trilogy :

1. Best Served Cold
2. The Heroes - The Heroes
3. Red Country


TRE UOMINI. UNA BATTAGLIA. NESSUN EROE.
cover originale
Raccontano che Nero abbia ucciso più uomini che l'inverno, e si sia fatto strada per conquistare il trono del Nord su un cumulo di teschi. Raccontano che il Re dell'Alleanza non se ne sia rimasto a guardare sorridendo mentre l'altro avanzava con furia crescente. Gli ordini sono stati dati e gli eserciti dei due opposti schieramenti sono alle prese con le terre fangose del Nord. È verso una collina dimenticata da tutti, conosciuta come "Gli Eroi", che stanno convergendo migliaia di soldati. Con loro hanno un sacco di metallo affilato...

Tre sanguinosi giorni di battaglia decideranno il destino del Nord. Intrighi, debolezze, ostilità e meschine gelosie piagheranno gli eserciti nemici - da una parte l'irreggimentata Alleanza, e dall'altra gli astuti guerrieri del Nord - sfiancandoli ogni giorno di più, ed è improbabile che, alla fine, saranno i cuori più nobili e le armi più potenti a prevalere.
Considerazioni.

Wow. Sono ...
Sbalordita. Incantata. 
Sinceramente colpita da questo romanzo. 

Sono romanzi come questi, senza nulla togliere ad altri generi ed altri autori, che pur sempre amo - e che conferiscono leggerezza e allegria alla vita quotidiana a volte un pò stantia e priva ti fascino o stupore talvolta - che però mi fanno comprendere l'essenza dell'uomo, che mi chiamano a rendere conto a me stessa, in fondo, e che mi ricorda quello che in fondo sono, una volta privata degli orpelli sociali e delle intenzioni personali. Come diceva Thoreau, quando la vita si riduce ai "minimi termini".

E' particolare e interessante che moltissime persone non vogliano a priori, nemmeno tentare di leggere questo genere di libri, perchè "fantasy" (ma, come in questo caso, nemmeno tanto, vi accorgerete), un peccato perchè a volte regalano sorprese, costruiscono intricati ricordi che risultano essere utili in situazioni e sopratttutto perchè saltano fuori nei momenti probabilmente meno opportuni, ma sicuramente più efficaci.

QUESTO romanzo è un esempio fulgente di lotta con se stessi, per se stessi, alla vita, alla sopravvivenza, quella cruda, che si ottiene con le unghie e con i denti, che a volte si raggiunge, a volte no, che non da sicurezza, solo imperatici, che non regala, ma a volte concede.
Abercrombie ci regala il ritratto di diverse tipologie di uomini, con diversi caratteri, diversi ideali (forse anche nessuno) con diversi scopi e modi di arrivarci. Ma ricordate, il paradosso incalzante fino al termine del romanzo, che non c'è nessun eroe. Nessuno. Ed infondo è la realtà, non ci sono eroi, ma uomini fallibili con buone intenzioni, magari, ma non sempre condotti nel modo più degno, umano e corretto, perchè se c'è in ballo la vita, ecco che tutte le regole saltano e la guerra che incalza livelli i pensieri, gli ideali e riscrive il nome lodevole delle azioni. Non ce lo aveva già spiegato in qualche modo Shakespeare un sacco di tempo fa?

 

In questa vicenda - che si consuma in una battaglia che si consuma nell'arco di tre giorni - conosciamo una storia ambientata in quello che potremmo descrivere il Medioevo ove regnano magia, religione, superstizione e l'umana brutalità quotidiana (homo homini lupus) che sfocia in una guera tra gli Uomini del Nord e l'Alleanza. In praticolare seguiamo la storia di alcuni personaggi molto diversi tra loro:

- Beck, un ragazzo giovane che crede nei propri ideali che si arruola nell'esercito per concretizzarli, è orgoglioso e pieno di sano entusiasmo. Beck lascia tutto quello che ha: familgia, lavoro, casa per arruolarsi nell'esercito del Nord per poi comprendere che la sua nobiltà d'animo non avrà poi così lunga duranta nè tanto meno ne uscirà con l'animo intonso.

- Il principe Calder, che a differenza del nome, propio un Principe non è. Sin da subito, infatti,  non esce nel migliore dei modi, essendo un codardo, un vile traditore, un opportunista che cerca sempre la via più facile e comoda, che si adatta in ogni situazione pur di sopravvivere e che per far ciò si dedica all'intrigo e al complotto per uscire dalle situazioni spinose e pericolose. E' fondamentalmente un egoista, tracotante e con lo scopo della propria convenienza, ma che non sa vivere in altro modo, non sa come agire, e se le situazioni si mettono particolarmente male ecco che non sa più come fare, come agire, come comportarsi .... sta li,  immobile a guardare le cose andare allo sfascio. Pessima cosa se hai degli uomini che danno la vita per te.

- Bremer dan Gorst , personaggio particolare che mi ha affascinanto nel suo agire, perchè pur essendo caduto in disgrazia vede la battaglia come un'occasione, un'opportunità di riscattarsi, di divenire un guerriero consapevole, di nuovo, del priprio valore e finalmente di riscatto. Proprio questo suo scopo lo rende imprudente, ma particolarmente coraggioso in battaglia, quasi spericolato. Probabilmente è il personaggio che più rispecchia il cavaliere con l'armatura che abbiamo conosciuto nei romanzi epici: è forte, coraggioso, astuto, ma ha anche molti difettti, in quanto non il "cuore" o la "coscienza" di Calder e molto spesso si fa prendere dall'invidia e dal rancore per le donne, per coloro che appaiono o sono più valorosi di lui, per il successo non suo e cos' via.

- Curden lo Strozzato, probabilmente il personaggio più onesto, ponderato e corretto di tutto il romanzo, l'unico in cui l'animo più umano e compassionevole si rispecchierebbe, anche a detta di nemici a e compagni. E' l'opposto di Calver, se vogliiamo, ma questo non lo rende meno disincantato nella visione della vita e meno propenso al dolore, alla delusione, alla consapevolezza lacerante della morte sempre imminente e del valore della vita. Personaggio ch eho amato molto a questo punto di vista.

Dati i  personaggi quello che mi preme sottolineare è la maestria con cui Abercrombie emerge e si eleva nel panorama letterario fantasy, ma al contempo se ne discosta sia per la trama, che vede poca magia, sia per la figura dell'eroe che ne emerge, in quanto qui non ci sono eroi che si redimono, che hanno una possibilità di riscatto, non c'è elevazione nè giustificazione, solo l'agire egoistico e opportunistico dell'agire con successo o meno per quello che si ottiene, se giunge vivi o morti alla fine del combattimento, e non c'è lode e non c'è gloria per i gesti importanti e altruistici, a meno che non coinfluiscnao con il fine egoistico proprio dei personaggi ed allora si trovi una sorta di soddisfacimento.

 

Abercrombie si è dimostrato, in questa opera, un abile ed entusiastico narratore che dipinge pagine come se fossero tele di umana natura, di combattimenti che vediamo in ottiche diverse, con prospettive differenti e incisive, disincantate e memorabili. Come se impugnasse una lama, e non una penna, affetta l'animo, squarcia  le impressioni e scinde quello che è da quello che appare.

Questo non rende il romanzo squallido o poco significativo, no. Fa comprendere, almeno ai miei occhi, come l'uomo senza ideali, passioni, sia semplicemente un essere simile ad una bestia, dedita unicamente alla sopravvivenza della propria sopravvivenza, che non fa prigionieri.

Una Meraviglia.

 

Joe Abercrombie nasce a Lancaster nel 1974. E' il 2002 quando, allora studente di Psicologia all'Università di Manchester, pensa di scrivere una trilogia fantasy e inizia la stesura del primo episodio. Trasferitosi a Londra, lavora come montatore freelance e produttore di format televisivi di vario tipo e termina di scrivere quello che diventerà The Blade Itself. Dopo aver incassato lo scetticismo di alcuni degli agenti letterari più influenti del Regno Unito, Gollancz (storica etichetta britannica famosa per essere, tra gli altri, l'editore di George Orwell) ne acquista i diritti, vincolando Abercrombie a pubblicare l'intera serie per un giro d'affari a 7 zeri. A The Blade Itself (2007) seguono They Are Hanged e Last Argument of Kings (2008). La trilogia The First Law si rivela un enorme successo tra i lettori anglosassoni. The Blade Itself, in particolare, è un vero e proprio boomerang editoriale: Abercrombie viene riconosciuto come miglior nuovo scrittore fantasy ed è finalista al prestigioso "John Campbell Award", moltissimi Paesi inoltre acquistano i diritti del volume. Sempre Gollancz pubblica i romanzi - singoli e ambientati nello stesso mondo di The First Law - Best Served Cold (2009) e The Heroes (2011). Per maggiori informazioni: http://www.joeabercrombie.com/

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