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mercoledì 5 giugno 2013

Recensione: "Storia di una bottega" di Amy Levy

 
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La Storia
di una 
Bottega
di Amy Levi
pagine 220 circa
prezzo 12
Jo March
già disponibile
--o--






Nella Londra di fine Ottocento, le giovani sorelle Lorimer perdono improvvisamente il padre e finiscono sul lastrico. 
Rifiutandosi di accettare un destino che le vedrebbe tutte divise tra i vari familiari che si sono offerti di dar loro ospitalità e protezione, intraprendono un percorso più complicato e rischioso, che però permette loro di restare insieme e di sopravvivere con le proprie forze. 
cover originale
La preziosa eredità che hanno potuto mettere da parte, infatti, non è una somma di denaro bensì la capacità di esercitare l’arte che hanno imparato dal genitore e che intendono coltivare con passione e volontà tanto da farne un mestiere. 
Tra lo sgomento dei parenti, le quattro donne scelgono di mettere in vendita la grande casa di famiglia e di trasferirsi nell’affollata e viva Baker Street, nel centro di Londra, dove aprono una bottega di fotografia. 
Non è facile la vita delle giovani fotografe, presto bersagli di commenti maligni dovuti alle loro necessarie frequentazioni con le botteghe d’arte e gli artisti più in voga. 
Lacerate dai dubbi, sballottate dai colpi della fortuna, eppure appassionate e tenaci, Gertrude, Lucy, Phyllis e Fanny resistono alle privazioni e alla miseria, conquistandosi uno spazio nella società e difendendo con le unghie la propria indipendenza. 
Una indipendenza ancora per nulla scontata nella tarda età vittoriana, quando la “new woman” è una creatura ancora sperimentale, che deve lottare per ritagliarsi un proprio spazio nel mondo pubblico.
 
Considerazioni.
La storia di una bottega mi ha lasciato un sapore antico, un pò old fashion, un pò vecchio stile e ammantato di una bellezza nostalgica di un passato che sebbene non sia troppo vicino, sembra comunque ancora afferabile, potente, attendibile e rivivibile.
Ho rivisto un pò della Alcott di "Piccole Donne", un pò delle drammaturgia di spicco delle sorelle Bronte e della meccanica familiare e spigliata nella narrazione svelta della Austen. decisa e prorompente nella Levy, che ci porta sin da subito, con questo romanzo, nella vita familiare delle sorelle Lorimer. Come fu per le March, le Lorimer sono molto unite tra loro, in special modo dopo la dipartita del capo famiglia che le ha lasciate non solo in una sorta di ammantato dolore che stringe loro il petto, ma anche nella penuria di denaro e conforto di un futuro certo e pacifico.
“Perché non dare una svolta in base all’unica cosa che 
sappiamo fare e cominciare a lavorare 
come fotografe professioniste? 
Così resteremo unite. Può essere un rischio, 
ma se falliamo avremo ben poco da perdere”.
Le sorelle però non si perdono d'animo e non accettando la via più semplice, come ci si aspetterebbe dalla loro condizione femminile e mansueta di ragazze a modo, nonchè modeste, che dovrebbero cercare lavoro come istitutrici o dame di compagnia continuando il mestiere di famiglia: quello di fotografe.
G. & L. Lorimer: Studio fotografico


Integerrime nella loro decisione di divenire fotografe la loro vita prenderà una piega del tutto inaspettata, anche sentimentalmente ...
Ora, non credo che la storia che sia contenuta in questo romanzo sia spettacolare o particolarmente innovativa, ma ha tre pregi fondamentali per cui dovrebbe essere letto da un lettore o da una lettrice attenta  e aperta :
- la scrittura: splendida, scarna quanto basta, efficace nel messaggio che direziona verso il lettore e stilisticamente mordace.
- il messaggio che le sorelle Lorimer infondo nell'animo di chi legge la loro storia, se volgiamo banale ma da cuor di leone e che Tennyson - citato ad apertura del primo capitolo - coglie impareggiabilmente dicendo:

“Fai girare, o Fortuna, fai girare la ruota e umilia l’orgoglioso; Fai girare la tua ruota selvaggia con il sole, la tempesta e la nebbia; Non abbiamo né odio né amore per te e la tua ruota”. 
Alfred Tennyson 
- la bellezza del tempo che viene inciso man mano nelle pagine di questa storia.
Siccome, nel primo e del terzo punto appena elencati, credo profondamente che dobbiate rendervi conto personalmente del fatto che quanto detto - ra le righe dalla Levy - debba essere applicato anche nel nostro tempo in quanto pensiero moderno e quanto mai vitale, piuttosto che semplice concetto astratto ... mi soffermo un attimo a focalizzare la vostra attenzione proprio su quest'ultimo punto: Il messaggio.
Gertrude, Lucy, Phyllis e Fanny Lorimer infatti sono ragazze che coraggiosamente, avendo perso il padre e con esso il loro orizzonte finanziario, sentilmentale ed anche dal punto di vista di status in unasocietà classista,  non solo decidono di NON essere al pari delle altre ragazze e scegliere dunque la comodità di un matrimonio o di una sistemazione come domestiche .... scelgono e vogliono essere indipedenti , crescere con le loro forze, andare avanti con le loro forze, con le loro capacità. 
Quello che voglio farvi notare di questo romanzo è il coraggio che impreme della coscienza di chi legge, il risveglio del coraggio di mettersi in gioco a prescindere dal risultato, dalle prospettive e dalle possibilità di successo e fortuna.
Le Lorimer non partono da un presente certo e sicuro, ma le loro prospettive sono pessime, le possibilità di fallimento quanto mai alte e il crollo dietro l'angolo, ma loro, forti ed unite nel bisogno, nella fatica, nella crisi del momento orribile si ergono ad artefici del propio proprio destino, ed incarnando quanto di più profondo citò anche Henley :
Dal profondo della notte che mi avvolge,
 Buia come un pozzo che va da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per l'indomabile anima mia.

Nella feroce stretta delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo d'ira e di lacrime
Si profila il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.

William Ernest Henley


... combatto, duramente, faticosamente e vincono. Ma la vittoria delle Lorimer non è una vittoria materiale o quantificabile o estirpabile da loro stesse, no, la vittoria delle Lorimer è una vittoria inscindibile dalla loro persona, dalla loro anima, dalla loro identità. 
Mai nessuno potrà strappare ad altri la propria identità raggiunta combattuta e conquistata ... e questo, in un periodo di crisi dove si perdono le certezze e gli orizzonti, credo che sia un dono da ritrovare, qualcosa di prezioso da inseguire come acqua in un deserto arido e soffocante.
Credo fermamente nei concetti che ho percepito e letto in questo romanzo e credo anche nella bellezza e nella verità del dialogo familiare costante e sincero, perchè credo che mai saremo amati e protetti come dal nucleo familiare, mai credo saremo mai schiacciati da essi, se non in positivo, in fondo, per quanto possiamo negarlo o respingerlo.




Amy Levy (10 novembre 1861– 10 settembre 1889) scrittrice e poetessa inglese. Figlia di una famiglia giudaica praticante, la Levy abbandonò la religione da adulta, pur considerandosi un’ebrea. Fin da piccola si interessò di letteratura: a tredici anni scrisse un saggio su Elizabeth Barrett Browning e la sua opera femminista Aurora Leigh e a quattordici anni pubblicò sul famoso giornale Pelican il suo primo poema: Ida Grey: A Story of Woman's Sacrifice. Fu la prima studentessa ebraica al Newman College di Cambridge, nel 1879, ma lo abbandonò dopo soli quattro semestri. Scrisse numerosi racconti, fra cui Cohen of Trinity e Wise in Their Generation furono pubblicati dalla rivista di Oscar Wilde "Women's World". Ha scritto tre romanzi The romance of a Shop, Reuben Sachs (entrambi del 1888) e Miss Meredith (1889). Ha scritto numerose opere in versi che affrontano il tema femminista e l’amore saffico. La più importante è Xantippe and Other Verses (1881). Il 10 settembre 1889, poco prima del ventottesimo compleanno, si chiuse nella sua camera e si suicidò inalando i fumi di carbone. La storia di una bottega è la sua prima opera a essere tradotta in italiano.



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