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domenica 11 novembre 2012

Quattro chiacchere a proposito de "La signora che vedeva i morti" di Marco Bertoli


Tra oscurità e luce
tra mistero e verità
tra magia e realtà
una storia affascinante e conturbante 
nella Pisa del  XVII secolo.


Ed eccoci a lunedì! Questa settimana ho, in previsione del primo compleanno del mio blogghino (lacrimuccia di emozione), un sacco di sorprese e recensioni e interviste, prima di tante questa intervista ad un autore che secondo me ci riserverà molte sorprese nel suo futuro letterario, prima delle quali proprio questo strano e affascinanate romanzo, ma vediamolo presentato direttamente da lui! Buona lettura...









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La signora che vedeva i morti
di Marco Bertoli
Pagine 360
Prezzo  € 13,00
Felici Editore
già disponibile
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In un XVII secolo molto simile a quello vero, tra Pisa e la Lunigiana, Debrena Mori, primo siniscalco dell’ufficio indagini speciali dei reali moschettieri durante il regno di Ugolino V della Gherardesca, svolge con perizia e freddezza la propria funzione.
Un tempo, però, era stata solo una giovane donna del popolo, cieca ma capace di vedere le anime dei defunti.
Manfredi Gambacorti, colonnello dei reali moschettieri e Franco Gentilini, mago giudiziario, entrambi funzionari investigativi, indagano su una serie di indecifrabili suicidi e su un omicidio altrettanto misterioso... un giallo in costume dove la Storia si narra con rigore.


L'intervista

Gent.mo Marco, innanzitutto benvenuto sul Bostonian Library! Grazie per essere qui oggi. 

Vorresti gentilmente presentare ai nostri lettori il tuo romanzo "La Signora che vedeva i morti"? Che storia proponi al pubblico con questo tuo romanzo ?

Ciao a tutti! Il romanzo è fondamentalmente un giallo storico con sfumature fantasy ambientato tra Pisa e la Lunigiana in un XVII° secolo ucronico dove Pisa ha vinto la battaglia della Meloria e il Conte Ugolino della Gherardesca ha fondato il Regno Pisano, i cui confini corrispondono a quelli del Granducato dei Medici. La protagonista, Debrena, è una tredicenne, cieca perché colpita da un fulmine da bambina, che scopre di avere la capacità di vedere le anime dei morti assassinati. Questo suo potere consentirà agli investigatori “ufficiali”, un colonnello dei moschettieri e un mago, di venire a capo di una serie di omicidi.
 
Com'è nata l'idea di scrivere questa storia, di ambientarla proprio in quel periodo, in quel luogo e poi cosa ti ha spinto a pubblicarla?

Le mie radici sono lunigianesi e abito a Pisa da molti anni, per cui mi è venuto naturale rendere omaggio a entrambi questi luoghi. Come ulteriore regalo a Pisa, ho cambiato la storia dandole il futuro che la sconfitta alla Meloria le ha negato. Quanto alla scelta del secolo, a chi non piacciono i Tre Moschettieri? Ho pubblicato il libro perché volevo condividere l’amore per i luoghi ed i personaggi con altre persone.

Perché hai scelto di mescolare generi molto diversi tra loro per comporre il romanzo?

Le letture che io preferisco sono i gialli storici, quali i romanzi di Ellis Peters, e le avventure fantasy dal Signore degli Anelli in avanti e mi intrigava l’idea di mescolare i generi.

Come presenteresti ai lettori i personaggi protagonisti di "La Signora che vedeva i morti"?


Come ho già detto, la protagonista Debrena è una giovane cieca che, grazie alla sua capacità di vedere gli spiriti delle vittime degli omicidi, ha migliorato la propria condizione sociale diventando Primo Siniscalco della Polizia. Questo cambiamento, però, non ha influenzato il suo carattere, che rimane aperto e sensibile nei confronti degli altri. Il Colonnello dei Moschettieri, Manfredi Gambacorti, mescola, invece, i tratti di D’Artagnan con quelli di Sherlock Holmes. Il Mago, Franco Gentilini, per finire, oltre che da spalla del Colonnello, assolve l’incarico di poliziotto ante litteram della Scientifica.


Qual è il personaggio a cui sei più legato in questa storia?

Sono legato a tutti i personaggi indistintamente. Ognuno di loro si è sviluppato nella mia fantasia costringendomi, talvolta, a narrare di più della sua storia e “imponendomi” scelte narrative anche contrarie alle mie intenzioni.
 
Cosa vorresti che arrivasse ai lettori di questa tua storia?

Vorrei che ai lettori arrivasse l’amore per la mia terra di origine, per la mia città di adozione e, soprattutto, qualche ora di piacevole lettura.

Marco, prima di lasciarci, dovendolo confessare apertamente, come spiegheresti la tua passione per la scrittura?

Mi è sempre piaciuto scrivere e raccontare storie fin dall’infanzia, ma soltanto ora le circostanze della vita mi hanno permesso di dedicarmi alla composizione di un’opera di più ampio respiro.


Marco Bertoli è nato a Brescia nel 1956 da genitori lunigianesi. Dopo aver vissuto vent’anni a Cesena, si è trasferito a Pisa dove si è laureato in Scienze Geologiche. Lavora come tecnico di laboratorio al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. Saggi di storia militare e gialli storici costituiscono le sue letture preferite.

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