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martedì 6 maggio 2014

Recensione: "Quel giorno, nella vita" di Paolo Corticelli.




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Quel giorno,
nella vita

di Paolo Corticelli
pagine 148
prezzo 18,00
sedizioni
diego dejaco editore
già disponibile

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Alessandro ripercorre la sua vita, lo fa come esercizio mentale per rielaborare ciò che è accaduto e dare un senso alle cose.  
Lo fa mentre fa footing lungo il Naviglio grande a Milano, città dove è nato e vive, fino alla Darsena.  
Il diario della sua vita gli mostra le pagine più significative in una sequenza ormai ben fissa nella sua mente.  
Nei suoi ricordi, ripercorre la vita fin dall’infanzia.  
E se ben si evidenzia il giorno che volgerà a suo favore gli accadimenti della sua vita professionale, con riflessi in quella privata, non può fare a meno di ricordare anche quel giorno, anzi quella sera a cena, quando il suo destino si modificò radicalmente.


Considerazioni.
La storia si snoda in una Milano in cui il protagonista, Alessandro, tornando indietro con la mente, e ripercorrendo la sua esistanza dall'infanzia al punto in cui si ritrova al momento del racconto, ci mosta come il suo mondo sia cambiato con un avvenimento in particolare, che gli ha stravolto l'esistenza.

Proprio l'esistenzialismo è ciò di cui va in cerca Alessandro in tutto il romanzo, l'esercizio, lo sforzo esistenzialista ha lo scopo di individuare le motivazioni alle sue azioni, alle sue decisioni, alle sue scelte e degli avvenimenti casuali in cui viene coinvolto grazie al destino, al fato.

Sostanzialmente, è la storia di un uomo che arrivato al giro di boa della sua vita e non essendo completamente soddisfatto di quello che ha compiuto fino a quel momento - mi  è parso di capire, nel profondo - in quanto non riesce a definirsi "appagato" o "felice", quanto piuttosto "tranquillo", tra flashback e vita presente ci presenta la sua vita familiare e lavorativa - giustificandole quasi -  e presentandole al lettore con uno sguardo disincantato, soffermandosi su quello che è stato, sui momenti trascorsi, i discorsi fatti, le persone incontrate e le situazioni vissute che lo hanno cambiato o lo hanno portato a cambiare.

Il romanzo non è male nel suo complesso, ma è freddo, ed inoltre non è certamente brillante o acuto come avrebbe potuto essere, a mio parere. L'ho invece trovato piuttosto faticoso e ostico.
L'ho letto chiedendomi spesso ove il romanzo volesse volgere la sua direzione, il suo scopo, cosa l'autore volesse dire tra le righe, gli spazi e le parole. Soprattutto all'inizio che le considerazioni e le riflessioni sono scarse ho perso l'orientamento seguendo il filo della narrazione, alla cieca, seguendo meccanicamente l'autore in un'elencazione infinita di personaggi.
Ero sperduta per il fatto che non trovavo quel fascino che ti spinge a leggere un romanzo, quella curiosità che ti intriga a portalo avanti.

Mi piacciono infinitamente i romanzi esistenzialisti, per cui non è il genere che mi ha frenato in questo caso, ma proprio la storia, il suo modo di essere raccontata. Inoltre non mi sono mai pacificata con il protagonista, Alessandro, e questo me l'ho ha reso ostico e troppo scontato, prevedibile, faticoso e stancante, in un certo senso.

"Quel giorno, nella vita" non mi ha colpito principalmente perchè lo scritto risulta un resoconto di eventi che sono vissuti come un elenco di momenti,  senza far trasparire nulla di più, non c'è pathos, manca, a causa della scrittura asettica e asciutta, una sorta di voglia - almeno da parte mia - di immedesimarmi nella vita del protagonista, nell'appassionarmi, sebbene il protagonista mi introduca nella sua famiglia, nel cerchio dei suoi amici, dei suoi colleghi, ecc... questi rimangono lì, tutti elencati nella loro lista di pregi, difetti, batture, elencate e snocciolate come in un elenco infinito di persone senza scopo se non presenziare alla vita dell'attore principale.
Non vi è un approfondimento psicologico connetivo tra il protagonista e tutte queste persone; non c'è la volontà di dare uno sguardo più ampio e aperto alla storia, al protagonista, arroccato su se stesso, che soccombe al destino (fino all'ultimo almeno, dove si insinuano raggi di luce).
Destino a cui imputa il giogo che gli è imposto e che lui segue senza fermezza di cambiare gli eventi, se non poi trovando speranza in un cambiamento di questi ultimi e giustificazione nella vita stessa, che ha un progetto per tutti e se questa sia buona o cattiva dipende dal destino,  che ha scelto le carte per noi.

Ho compreso il fatto che l'autore volesse in qualche modo dare forma ad un romanzo che si poneva come fine ultimo quello di una riflessione esistenzialista in base a quanto visto e vissuto dal protagonista.
Tuttavia manca - a mio parere - modo e maniera di raccontarla, di porgerla al lettore in modo tale tra trarlo nella storia, di avvilupparlo e coinvolgerlo moralmente e cerebralmente, cercando di farlo ragionare su quanto detto e portarlo alla riflessione intima di se stesso e del protagonista.

I dialoghi, le situazioni, le osservazioni del protagonista a volte non sono così immediati al lettore che fatica a trarvi connessione, o sono troppo diluiti nella trama per evincervi pensiero profondo continuativo e lucido, vi si arriva stremati a quest'ultimo, reso faticoso da una trama che si rallenta sa sola. Un peccato perchè certe riflessioni sono intense e interessanti, ma troppo poche e inserite in una trama che le zavorra stancamente e freddamente.

Non sto discutendo la storia in se stessa, resa a volte un pò troppo piatta e monotona, ma comunque leggibilissima, quanto piuttosto lo stile e il poco coinvolgimento dell'autore nella sua storia - si percepisce palesemente quest'ultimo - sebbene mi abbia apportato nuovi pensieri e riflessioni, non mi portato a vivere un'esistenza diversa e aliena (quella di Alessantro) in modo coinvolgente, convincente e intimo.

Quest'opera è un resoconto dettagliato, specifico, grammaticalmente corretto, forbito con descrizioni puntuali e significative di una persona, ma risulta glaciale e distaccato, schiacciato da una storia che è labile come la scrittura sull'acqua.

 

Paolo Corticelli (1949), è nato a Milano, da anni vive e lavora a Peschiera Borromeo. Giornalista, è titolare di una società di consulenza per la comunicazione. Laureato in Scienze e tecnologie alimentari, ben presto si è dedicato al giornalismo, con significative esperienze in quotidiani e periodici. Dagli inizi degli anni Novanta, dopo aver frequentato un corso di semiotica del poeta Giancarlo Majorino, si è dedicato all’analisi del linguaggio. È stato professore a contratto per l’Università statale di Milano (“Comunicazione e azienda” e “Fondamenti di comunicazione” le materie insegnate). Ha pubblicato: Rock 500 album da collezione (Mondadori, 1989) – insieme all’amico e collega Roberto Casalini; Fondamenti di comunicazione (2004, Dispense – Università statale di Milano); Progressive sottrazioni di tempo (Armando, 2007).

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