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mercoledì 26 marzo 2014

Recensione: “La miscela segreta di casa Olivares” di Giuseppina Torregrossa



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La miscela segreta 
di casa Olivares
di Giuseppina Torregrossa
Pagine 336
Prezzo 18,00 euro
E-book 9,99 euro
Mondadori
dal 4 Marzo 2014

voto:
5/5
--o--
















Nel cuore di Palermo, sotto il grande appartamento degli Olivares, batte il cuore di un drago fiammeggiante: è la macchina che tosta dalla mattina alla sera il caffè, spandendo per le vie del quartiere un profumo intenso fino allo stordimento.
È tra le pareti della torrefazione che cresce Genziana, il più bel fiore tra i figli di Roberto Olivares, che ha chiamato come lei la qualità più pregiata di caffè. La vita scorre nell'abbondanza e nella certezza che il futuro non riservi sorprese perché Viola - sensuale e saggia matriarca - sa prevederlo leggendo i fondi di caffè.
Ma proprio quando Genziana si appresta alla fioritura della giovinezza irrompe la guerra, e con essa la fame e la distruzione destinate a cambiare per sempre le sorti della città. Improvvisamente Genziana si ritrova sola, il grande drago sbuffante è costretto a fermarsi. Palermo, intorno, è un immenso teatro di macerie, una meravigliosa creatura ferita che deve capire come rinascere dalle proprie ceneri.
«La tua fortuna saranno le femmine, la tua sicurezza il caffè» aveva detto Viola alla figlia scrutando il fondo della sua tazzina. Armata unicamente di queste parole, Genziana compie un lungo cammino, che la porta lontano senza mai allontanarsi dai Quattro Mandamenti di Palermo. Una folla di personaggi umili ma capaci di profonda umanità, l'incontro con una donna venuta dal Nord, le attenzioni del mafioso Scintiniune, l'amore per Medoro: tutto sarà per lei lievito di cambiamento. Eppure, solo ascoltando il proprio respiro Genziana troverà quello che cerca. Solo tostandosi, come un chicco verde di caffè, e poi aprendo il guscio potrà sprigionare il proprio aroma...
Il destino della città e quello di una donna, l'incapacità della prima di plasmare la propria sorte a testa alta e il coraggio della seconda nel cercare la propria via; la debolezza e l'orgoglio, il maschile e il femminile, l'arabica e la robusta: opposte polarità che percorrono il romanzo e che si saldano intorno all'appassionante racconto della moderna invenzione della miscela, l'arte di mescolare caffè di origini diverse per ottenere una bevanda armoniosa. Fedele alla sua terra, Giuseppina Torregrossa ne canta la bellezza, non si rassegna alle sue meschinità e ci regala una nuova indimenticabile protagonista: fiera, mai scontata, vicinissima al nostro sentire.

 

Considerazioni.
Confesso di non aver mai letto nulla della Torregrossa, ma da oggi guarderò il suo nome sulla copertina dei libri e sugli scaffali ricolmi di romanzi delle librerie, sotto una nuova luce, e con una certa accuratezza, in quanto ho apprezzato questo libro come solo la Allende mi ha insegnato a fare.

Non è un paragone azzardato, a mio gusto o fuori luogo quello con la Allende, in quanto sebbene quest'ultima narri delle storie che sono riconducibili alle famiglie, alla casa, ai rapporti tra i componenti delle famiglie in America Latina, la Torregrossa empatizza e trasla una narrazione confortevole e familiare - al pari della Allende - in una Sicilia della Seconda Guerra Mondiale, resa magica dal gusto del Caffè che la famiglia protagonista della storia produce.

Questo romanzo è intenso, gustoso, profumato (vi sembrerà impossibile ma è davvero così, provate a darle un'occasione), amaro, a volte agrodolce, torbido come il caffè che la famiglia Olivares produce, con Orlando - la macchina deputata alla tostatura dei chicchi - lavora, nonchè legge, in quanto i risidui che pesanti si depositano sul fondo delle tazzine di caffè, vengono usate per leggere il futuro da parte di Viola, la capostipite della famiglia Olivares.

Non si può esattamente racchiudere la trama di questo romanzo in una manciata di parole, sarebbe come stringere in un pugno i chicchi del caffè, inoltre, similmente ad un tappeto, si costiruisce di fitte trame intricate, sottotrame, fili, nodi, intrecci complicati resi armoniosi dalla materia prima, costituita da sentimenti che sono percepibili sulla pelle, da storie che strabordano anche fuori dalle pagine e si portano volentieri nella mente tempo dopo averle lette, con i loro aneddoti, risvolti, colori. 
Molti i personaggi da seguire, da Viola e Roberto, i capostipiti, ai loro figli, che in Genziana vedono colei porterà (a dispetto del pensiero della gente e dei fratelli maschi) avanti l'attività di famglia dopo la guerra. Da sottolineare:
  • il rapporto tra Viola e Roberto, magnifico, clado, passionale e intenso;
  • la personalità di Genziana, la quale è un personaggio davvero fantastico per le sue sfaccettature, cambiamenti, maturazioni nelle varie fasi della vita e soprattutto per l'amore che concede - inizialmente non corrisposta - a Medoro, il quale compie un viaggio mentale e fisico importante per giungere nella sua vita (da leggere il come);
  • Palermo, che risulta essere una città affascinante e co-protagonista della storia, insieme alla famiglia Olivares, e nulla le toglie la guerra, se non tirare fuori la forza dei suoi abitanti e la resistenza coriacea ai cambiamenti che le epoche portano.

E' resa magnificamente la genuinità, la semplicità complessa dell'animo umano, della sua volontà, della sua fermezza, dell'amore per i figli, quello tra marito e moglie, la lotta e la differenza caratteriale tra fratelli, il rapporto con i nonni in una famiglia matriarcale fortemente unita anche se con profonde divergenze.

E' l'intima rappresentazione delle vicende familiari, l'amore con cui sono stati scritti, la bellezza di quello che fanno per mestiere, che nasce direttamente dall'amore che provano l'uno per l'altra e che si riflette poi in tutte le vicende di contorno che ipnotizzano l'attenzione non si sa bene come, forse per la forte empatia che si prova con i personaggi, le ambietazioni, l'atmosfera antica, ma sempre moderna e associabile con i luoghi che ognuno di noi suole chiamare "casa", quella che in ultimo alberga nel nostro cuore e portiamo nell'animo anche quando siamo lontani.

Se avete amato, come d'altronde ho fatto io, le storie della cantastorie latino americana, ascoltatemi, perchè davvero non ve ne pentirete, è una storia magnifica, io non pensavo di rimanervi incantata a tal punto, avvinta ai personaggi, alle loro semplici storie che racchiudono un mondo sensoriale della bevanda che amo visceralmente più al mondo, e che risveglia l'animo con animo antico, leggero spirito.


Giuseppina Torregrossa Nata a Palermo e madre di tre figli, Giuseppina Torregrossa vive tra la Sicilia e Roma. Nel 2007 è uscito il suo primo romanzo, L'assaggiatrice (Rubbettino). Ha poi pubblicato Adele (Nottetempo 2012) e, per Mondadori, Il conto delle minne (2009), Manna e miele, ferro e fuoco (2011) e Panza e prisenza (2012).

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