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lunedì 18 novembre 2013

Recensione: "Londra. Una biografia" di Peter Ackroyd


 




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Londra.
 Una biografia 
di Peter Ackroyd 
Pagina 690
Euro 22€
Neri Pozza
già disponibile
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Londra non è una città, è «un organismo vivente» che cresce e muta continuamente. Partendo da questa suggestione Peter Ackroyd, uno degli scrittori di nonfiction inglesi più conosciuti e talentuosi,scrive un testo che, muovendosi dal saggio storico al romanzo, dal trattato sociologico al racconto gotico, ricostruisce il ritratto millenario e definitivo della capitale britannica. 
cover originale
Osservando il «letto di mare dell’era giurassica » ancora visibile, con un po’ 

di immaginazione, dal ponte di Waterloo o il dente di Mammoth rinvenuto a King’s Cross; ripercorrendo le controversie relative al nome della città (probabilmente di origine celtica); mettendo in scena le famose battaglie contro i Romani e gli anni delle dinastie reali dell’Alto medioevo, Ackroyd accompagna il lettore in un viaggio stupefacente in cui i ritratti dei bordelli di Charles Dickens, le descrizioni dei tetti ingoiati dalla nebbia di Jonathan Swift o la mostruosa metropoli dipinta da George Orwell si fondono con la Londra odierna. 
Il risultato è un libro eterogeneo che ha il pregio di mescolare accurate ricostruzioni con passi più narrativi e appassionanti in cui Ackroyd dà libero sfogo al proprio talento,regalando al lettore aneddoti strampalati e storie mai sentite, portandolo a visitare luoghi sconosciuti, come la «piccola botola d’acciaio» sotto Leicester Square che conduce a una stazione elettrica situata tre piani sotto terra, e accompagnandolo per vicoli bui mentre descrive quell’odore familiare e «acre di cipolle e antisettico » che non può che appartenere a Southampton Row. 

Non c’è patriottismo né orgoglio nazionale in questo libro, quanto piuttosto un sano cinismo verso i lati più conosciuti (e inflazionati) della capitale inglese e una tenera attenzione verso quelli più nascosti, verso i cittadini meno visibili, perché la vera essenza della città è proprio l’oscurità e «Londra è posseduta, in senso letterale, dalle tenebre».


Considerazioni.
Ho compreso ora, una volta che ho terminato questo romanzo, una volta lette tutte e quasi le 700 pagine (che devo dire si sentono appena se ci si immerge con impegno e distaccamento dalla vita quotidiana) la grandezza alla quale ci si riferisce quando si parla di Ackroyd. 

Non è per dire se infatti stiamo parlando di Ackroyd (di seguito indicato solo come A, altrimenti mi viene un crampo da consonanti, scusate!), il quale dipinge Londra quasi come una persona e proprio come una persona può essere dipinta per la sua bellezza (o bruttezza, a seconda dell'elogio, s'intende) o può essere ritratta per i suoi pregi, come per i suoi difetti, ecco che A. descrive Londra nelle pienezza delle sue luci, dei suoi meriti, dei suoi illuminanti progressi, le sue scoperte, le sue genialità, i suoi uomini di intelletto e fama; ma dipinge anche le ombre più buie nelle cui acque torbide la grande città inglese si bagna ed immerge a volte nel più brutale ed oscuro dei modi.

A. non cela nulla, non nasconde i difetti contando sui pregi, lui prende Londra, come un chirurgo la analizza, la apre, la studia e ce la descrive da dentro. Come? A. ha suddiviso il romanzo - che è più un manuale per conoscere Londra suddiviso in capitoli - creando una introduzione storica che parte dalla nascita, che attraversa il medioevo e ci conduce fino ai primi anni del novecento. Ho trovato particolarmente interessante e veramente molto ben descritto tutta la parte attinente l'incendio di Londra del 1666, il quale ha comportato la ricostruzione di buona parte della città e la descrizione di una delle più grandi e terribili pestilenze che l'Inghilterra abbia mai vissuto. 


Mi chiederete perché bella questa parte che parla di fiamme, fuoco e febbri malvagie e di morte. A. lo fa rivivere in modo vivido, reale, dipingendo l'epoca, la gente durante quel periodo, la loro paura, la penuria, ma anche la voglia di chiudere un periodo ed andare avanti, ricostruendosi e reinventandosi come solo gli inglesi, in un certo senso, sanno fare (magari non elegantemente come gli italiani, ma con una determinazione e un occhio futuristico senza pari).


A. si spinge oltre la semplice visione storica di una città, ma rende i contorni più familiari, più umani e sentimentali, ed allora ecco che ci narra delle abitudini dei londinesi, dal gioco d'azzardo, ai club, al sesso, alle scommesse in generale, ci parla della condizione femminile e minorile dai tempi più bui e lontani a quelli odierni, portando considerazioni di studiosi, scrittori e poeti sull'argomento. 
Non pago di analizzare i vizi londinesi - che affondano le radici nel passato per arrivare fino a noi - e quindi dipingerci l'animo dei suoi abitanti; ad un certo punto ci narra del tempo (direi caratteristica imprescindibile quando si parla di Londra, notoriamente sinonimo di nebbia e pioggia) della strana tendenza della "folla" londinese nell'essere imprevedibile ed incontenibile, ci parla delle luci, intesa come l'illuminazione stradale, per poi procedere con le ore, il Tamigi, il sottosuolo (le viscere della terra sulla quale Londra poggia) della capitale inglese, e così a procedere.



A. chiude l'illustrazione del suo mastodontico affresco di Londra con la parte più grandiosa e brutale: l'Impero e la Grande Guerra che sono state il suo orgoglio, la sua meravigliosa dimostrazione di grandezza, di espansione in un caso e di indipendenza, ribellione e resistenza nell'altro.

Mi è piaciuto? Molto, indescrivibilmente, anzi. Non era facile narrare di una 

città considerandola al pari di un essere dotato di personalità, indipendenza, volontà e spirito di vittoria, magnanima grandezza e piacevole idillio di pensiero, intelligenza, umanità e sensibilità (ma anche indifferenza, brutalità, violenza, vizio) tutto in una volta. Invece A. ci è riuscito, ha dipinto con straordinaria bravura una città dai mille volte e dalle mille e mille sfaccettature.
Ne emerge una conoscenza precisa, profonda, deliziosamente intelligente e lucidamente elegante delle sue viscere, dei suoi meandri, delle persone che la abitano, dei suoi costumi e della potenza e della differenza, che nella storia, ha fatto. Indiscutibile.

Io consiglio questo libro a tutti coloro che sono curiosi, appassionati e vogliono lasciarsi stregare da una bella scrittura e che vogliono comprendere a tutto tondo la città londinese.
In particolare lo voglio consigliare a tutti coloro che vogliono provare a conoscere Londra non solo come città, ma come essenza. Questo è IL libro che ne coglie il teatrale fulgore.

Consigliato!!

Peter Ackroyd è unanimemente ritenuto uno dei grandi scrittori inglesi viventi. Autore di monumentali biografie, Dickens, Chaucer, Blake, Turner, The Life of Thomas More, ha scritto romanzi storici che hanno ottenuto un grande successo di pubblico e di critica, quali The Clerkenwell Tales, Hawksmoor, The House of Doctor Dee. Con Neri Pozza ha pubblicato I fratelli Lamb (2005), La grande storia del Tamigi (2009) eShakespeare. Una biografia (2011).

5 commenti :

  1. La storia dell'organismo vivente fa tanto Balzac. Con la differenza che Balzac aveva capito che la città era un organismo vivente e - sinceramente - concordo.

    Di conseguenza, la frase che piazzano in sinossi «Londra non è una città, è "un organismo vivente"» mi dissuade e mi scoraggia. Mi fa, in vero, prudere le mani come quando certi autori americani ambientano i loro romanzi cronologicamente nel periodo giorgiano e poi vi si riferiscono come se di ambientazione vittoriana o perché non si rendono conto della differenza o perché pensano che abbia più presa... che nervoso...

    Scusa, sono sicura che il libro, in sé, ha i suoi meriti.

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  2. Questo libro mi incuriosisce e mi affascina parecchio da quando è uscito solo che il suo prezzo mi scoraggia parecchio... speriamo di trovarlo usato ^_^

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  3. @Ludo

    Ciao Ludo!!

    In realtà ho apprezzato questo libro proprio perchè in fin dei conti non è un romanzo (se ho usato questo termine in un certo punto della recensione, l'ho fatto impropriamente), non racconta una storia lineare e comune a tutte le parte (siano esse di fiction o meno). Questo libro descrive, racconta e mette per iscritto parti di storia, di aneddoti e personaggi che sono anche molto diversi tra loro, ma che hanno in comune la città di Londra. A. descrive Londra dalla sua storia, dalle sue pecche e dai suoi pregi. Un po' come se si descrivesse gli arti di una persona e poi anche la sua personalità, il suo modo di essere.
    Per cui comprendo il tuo discorso, ma non mi ha dato così fastidio la frase che hai citato e che appartiene alla sinossi :)

    Passa una buona giornata!!


    @Lady Debora

    Hai ragione! Ma l'accuratezza della traduzione e nessun refuso trovato mi ha dato qualche soddisfazione (oltre al contenuto, certo)!

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  4. Uno dei libri che ho in wish list da tempo, devo averlo! *__*
    Londra ha un'anima, così come la descrivono tutti coloro che ne hanno voluto scrivere, Virginia Woolf in primis, ma è sufficiente passeggiare per la città una sola volta e percepire la sua voce e il battito secolare del suo cuore. Magnifica città, unica al mondo!

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  5. @Miss Claire,

    Concordo davvero su tutto quanto hai detto :) !!!

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