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domenica 20 ottobre 2013

Recensione: "Ben Nahid" di Stefano Olivieri







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Ben Nahid
di Stefano Olivieri
Pagine 220
Prezzo 2,99 € e-book
GeMS  
già disponibile
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Gaza, aprile 2015. Una terribile esplosione scuote un quartiere della città. 
Il panico si diffonde immediatamente: tra le macerie dei palazzi crollati sbucano decine di volti e corpi macchiati di sangue e disperazione. In un café poco lontano sono seduti Peter Logran, un giornalista freelance canadese, e Omar, il suo abile cameraman. 
Accorrono subito a filmare l’accaduto con l’idea di rivendere il servizio alle tv. Ma mentre guardano le immagini del girato, si accorgono di una cosa incredibile: sul telo che avvolgeva un ferito è rimasta impressa l’impronta della sacra Sindone. È solo una strana coincidenza o si tratta di un segno divino? 
I palestinesi non hanno dubbi e gridano al miracolo, perché la vittima in questione è Ben Nahid, un santone e benefattore dei più deboli, osannato dalla comunità. Più difficile sarà invece convincere il Vaticano, un agnostico come Logran e tutto il resto del mondo.  
Ben Nahid è un romanzo originale e avvincente, una storia d’amore intensa e toccante, un viaggio suggestivo, sul sottile confine tra realtà e finzione, che passa attraverso misteri insondabili, poteri straordinari e il nostro naturale, istintivo, profondo bisogno di credere.
 
Considerazioni.
Il romanzo che vi propongo oggi, sebbene sia lontanissimo dalle letture che di solito vi propongo, non mi è affatto dispiaciuta, e credo, per coloro che amano cimentarsi nelle letture un differenti dal solito e che facciano riflettere al suo interno, credo poprio che Ben Hahid, potrebbe fare al caso loro.

Ben Hahib è collocato in futuro prossimo, 2015, nelle zone che oggi abbiamo di riferimento come la Striscia di Gaza, sia per la struttura fisica del paesaggio, che per la situaizione politica e precaria per cui è caratterizzata.
La storia ha come protagonisti Peter e Ben Hahid, a cui è anche affidato il titolo del romanzo.
Ora, descrivervi precisamente della trama del romanzo è cosa più che mai ardua, in quanto, Oliviericostruisce una storia incardinata in un paese pesantemente colpito dalle guerre, dalle rivolte, ove ci sono omicidi, rivolte politiche, ove la popolazione vive in pace da  un periodo relativamente recente, forse troppo, infatti, non vi ha fatto ancora l'abitudine. In questo quadro poco rassicurante, con molta incertezza, con poche sicurezza, Olivieri pone quale fulcro della storia un personaggio controverso, Ben Hahid, di cui si poco o nulla, circondato dalla leggenda e noto, ma non a tutti, come l'incarnazione di Gesù.
Ben Hahid è buono, un benefattore che si muove nell'ombra, che offre servizi per chi ne ha bisogno senza nulla vole in cambio. Ben Hahid è Gesù, appunto. 

Qui la narrazione del romanzo muta e da descrizione di paese in lotta e alla ricerca della sua identità, ecco che ci troviamo di fronte alla storia di un confronto, tra l'uomo moderno e quello di una divinità reincarnata con il quale è possibile confrotnarsi. Ecco che il romanzo diviene lo strumento per un confronto morale, sentimentale, ed in generale metafisico, che pone l'uomo, esso creda o meno nella divintà superiore, in confronto alla sua natura, alla sua volontà di conronto con i suoi ideali, con le sue credenze, con le sue aspettative, ecc...

 

Due sono le considerazioni che si possono fare in riferimento a questo romanzo :

- la prima attiene al bilanciamento - operqato dal Oliveiri - in un perfetto  confronto moderno tra uomo razionale, scettico, disincantato dell'uomo moderno, che vediamo nella figura di Peter, il quale si fa voce dell'uomo che non crede, o crede di non credere più in Dio per determinate ragioni, e Ben Hahid, che è Gesù, il quale invece spiega le ragioni per le quali non s'impone un suo intervento (libero arbitrio, ecc...)

- la scrittura veloce, semplice e interessante che si esplica in un dibattito intelligenti che rivelano dei personaggi ben delineati, ben caratterizzati.

Sono dunque rimansta abbastanza soddisfatta di questo romanzo, davvero, più per l'idea e lo stile con cui è narrato, ma meno per la sua percezione in generale, che ho trovato un pò appensantita. L'ho trovato, infatti,  alcuni punti, un tantitno prolisso, a tratti anche un pochino ridondante con certi pensieri. A parte una grande evoluzione avvenuta all'incirca a metà romanzo, poi non troviamo grandi mutamente e, in un romanzo molto lungo come questo, occorreva mutare un tantino l'andamento della storia, a mio parere, o tramine uno stemperamento a livello stilistico o mediante un accorciamento della storia.

A parte ciò tutto, trovo che Olivieri abbia narrato una storia molto, ma molto interessante, soprattutto in tempi in cui è doveroso, a volte, fare il punto della situazione su chi siamo e cosa vogliamo.



Stefano Olivieri racconta dì sè: "Mi chiamo Stefano Olivieri e sono di Roma. Ho fatto gli studi classici e ho una laurea in architettura. Mi piace la mia famiglia, il mare, l’alba, la città di notte, i miei cani, i funghi, le serate con gli amici. Amo osservare e riflettere, fare domande e facilitare le risposte. Detesto l’arroganza, in caso di dubbio mi schiero sempre dalla parte del torto. Scrivo di tutto, ho anche un mio blog. Ho pubblicato in ebook due romanzi (Il segreto di casa Tindamo con la Ce Dante Alighieri e Ben Nahid con Ioscrittore, marchio GeMS). Le anteprime di alcuni miei romanzi (pubblicati e inediti) sono visibili qui: http://www.calameo.com/subscriptions/1158821

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