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martedì 3 luglio 2012

Recensione "Il ponte invisibile" di Julie Orringer


«András si accorse che non riusciva a guardarla mentre le diceva addio. (...) Ma lei gli aveva restituito il fazzoletto come se fosse improbabile che le loro strade si rincontrassero. Rivolse il suo addio alla soglia, ai piedi calzati nelle scarpe ecru. Poi si voltò e lei chiuse la porta. Senza pensare, tornò sui suoi passi finché non raggiunse Pont Marie. Lí si fermò sul ciglio del ponte e tirò fuori il fazzoletto. Era ancora umido delle lacrime di Claire Morgenstern. Come in un sogno, ne mise in bocca un lembo e assaggiò il sale che lei vi aveva lasciato». 

Il ponte invisibile






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Il ponte invisibile
di Julie Orringer
pagine 760
prezzo 22 €
Einaudi
già disponibile
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La storia di un amore incontrastabile. Piú forte delle privazioni, dell'orrore, della separazione. In un'Europa polverizzata dalla Seconda guerra mondiale, un ragazzo e una donna che si inseguono e si attendono contro ogni ragionevolezza. Sostenuti dalla forza e la dedizione all'unica cosa che per loro conti. Trovare un posto al mondo in cui poter finalmente vivere insieme. András Lévi è uno studente ebreo ungherese arrivato a Parigi con una borsa di studio per l'École spéciale di architettura. Tutto quel che ha con sé è una misera valigia e una lettera che, a Budapest, gli hanno chiesto di recapitare a una certa Klára Morgenstern. È l'inizio, tra András e Klára, di una storia d'amore che li sosterrà entrambi, fatta di totale dedizione reciproca e della speranza cieca di un futuro insieme, contro ogni evidenza e avversità. Ben presto infatti, anche a Parigi, si comincia a sentire l'eco minacciosa della guerra e alla fine della sua seconda estate in Francia, ad András viene revocata la borsa di studio. Il ragazzo è costretto a tornare in Ungheria e a separarsi da Klára. Non è certo un festoso ritorno a casa, ma l'inizio di una lunga odissea.

La storia è tutta lì. Nelle righe esposte poco sopra. Probabilmente avrete già sentito una storia di questo tipo, una storia in cui un ragazzo ebreo si trasferisca in una nuova e sconosciuta città per studiare, all'incirca nel 1937; ma poi sfortunatamente inizia la più cruenta e ingiusta di tutte le guerre e il protagonista è costretto a fuggire lontano e divenire un uomo diverso da quello che ha sempre pensato sarebbe diventato.
Probabilmente avrete letto un romanzo simile, ma non avete letto questa storia. La Orringer non si limita  a raccontare una storia, altamente probabile e realistica. La Orringer si spinge oltre al romanzo storico classico e dipinge un romanzo potente, evocativo, sentimentale e affascinante. 
Ma conosciamolo meglio. "Il ponte invisibile" può essere tranquillamente suddiviso in due romanzi:
 la prima parte  è essenzialmente un romanzo di formazione classico, dove il giovane studente ebreo ungherese András, lasciata l'amata Ungheria e con essa i suoi due fratelli e i genitori, prende un treno - sul quale conosce un uomo che avrà un ruolo  fondamentale nel suo futuro - per arrivare a Parigi per studiare Architettura, nonchè la promessa di consegnare una lettera alla donna che gli ruberà il cuore.
cover originale
In questa prima parte seguiamo András negli studi, resi difficoltosi dalla nuove leggi razziali, nelle amicizie con gli altri allievi ed i professori della scuola, ma anche le difficoltà nell'imparare il francese, di far quadrare i conti, nel suo innamorarsi; siamo inoltre introdotti agli usi e le abitudini ungheresi, che ci vengono proposte in contrapposizione a quelle francesi. In tutta questo lungo incipit András appare come un giovane pattinatore che pattina scivolando su una lastra di ghiaccio sottile, dove lui è il pattinatore e il ghiaccio è la sua vita precaria a Parigi: la sua borsa di studio viene infatti revocata e sebbene un professore gliela pagherà per metà dovrà cercarsi un lavoro - come tutto fare in un vecchio e famoso teatro parigino (dove incontraimo strani personaggi che arricchiranno piacevolmente il romanzo) - per pagarsi l'altra parte; si innamora di una donna più grande e con una figlia il cui passato è triste e oscuro ed iniziano piccole rappresaglie contro gli ebrei. 
Sebbene il lettore sia immerso in una girandola di eventi differenti ed eccitanti, e conquistato dall'atmosfera francese - e un pò bohemien -  nonchè personaggi interessanti e piacevolmente eccentrici, nel più grande quadro parigino, il fulcro di questa prima parte rimangono le esperienze che András, ed in particolare l'amore possessivo e ossessivo che sviluppa per la misteriosa Klara. Questo filone narrativo costituisce il punto di svolta e l'inizio della sua crescita ed evoluzione di ventuenne inesperto e volenteroso di vita e esperienze.
Nella seconda parte il tutto diventa più cupo, la guerra inizia, e gli equilibri precari che hanno caratterizzato in positivo la prima parte, si perdono e acquistano tinte fosche e buie. András non avrà più diritto di rimanere in Francia e dovrà ripartire alla volta dell'Ungheria, dove si arruolerà più volte e dove nuovee vecchie ferite si apriranno e sanguineranno di nuovo.

Considerazioni.
E' un libro che va assobito e letto con la dovuta pazienza e calma, non perchè sia di difficile comprensione o poco scorrevole, tutt'altro, ma per coglierne i dettagli, afferrarne le sfumature, immergersi nei luogi e nei tempi che ci vengono narrati e dipinti dall'autrice. E' un libro che ci permette di conoscere tutta una cultura, fatta di usi, costumi ed idee a volte lontane da noi; ma che arricchisce pian piano e sapientamente il lettore esigente, che vuole conoscere tutte le sfumature della crescita di un personaggio, della sua provenienza e cultura. La Orringer inoltre mi ha fatto amare la descrizione che fa di Parigi, attraverso gli occhi di un estraneo, proveniente da una società e un vissuto totalemente diverso, lontanissimo dalla Francia e da Parigi in particolare; ne svela i quartieri, le feste, la società, la mescolanza che ne deriva.

Ma parliamo di come scive la Orringer, perchè mi ha stupito in molti sensi e non poco. E' bravissima nel ricreare i luoghi, le vicende e le persone che ha vive in mente, si percepisce. La Orringer ha uno stile impareggiabile, fluido, scorrevole, piacevole, coinvolgente; sonda l'animo di András  e Klára e ci riporta una vicenda che portetemo a lungo nel cuore, anche per l'eleganza e la compostezza con la quale ci viene riportata.
Da evidenziare anche  il bagaglio di conoscenze che la Orringer ha (o comunque si è creata appositamente nello scrivere questo romanzo) e che ci trasmette tramite quello di cui scrive, sia che tratti delle usanze, del linguaggio, del comportamento formale tra le persone ungheresi, che di quelle francesi; quando tratta dell'architettura, della stessa città di Parigi, dei suoi vicoli, piazzette e monumenti; che si tratti della guerra e in generale della storia...è perfetta. Scrive e sa quello bene quello di cui scrive. Narra e sembra di soffrire e vivere con i protagonisti, maturare e crescere con loro, vivere e respirare l'aria che loro respirano.

Vorrei aggiungere due cose, sottolinearle ai vostri occhi.  
La prima attiene alla vicenda sentimentale fulcro di questa storia, che coinvolge i due protagonisti: András  e Klára. Essi sono molto diversi tra di loro, con un trascorso antitetico e lontanissimo - dall'estrazione sociale, all'età, all'esperienza amorosa, sessuale e familiare - eppure la Orringer non li annienta l'un con l'altra, anche se uno dei due avrebbe più potere sull'altro, anche di verità, ma non predomina mai l'altro, non lo valica o sconfigge, ma c'è sempre un confronto maturo e ben sviluppato a fondamento del loro rapporto, anche se a volte subito molto istintivo. 
La seconda precisazione vuole riportare attenzione al titolo "Il ponte invisibile". Il ponte in questione infatti esiste nel libro in una moltitudine di significa:
è il collegamento - e al contempo la diferenza - tra Ungheria e Francia; tra ungheresi e francesi; tra tradizioni e usi; tra la vita che András conduce in patria e quella nuova a Parigi; è la differenza che scorre tra András e Klára, tra quello che era prima senza di lei e dopo, con lei; è la contrapposizione tra pace e guerra; tra vivere e morire; ma soprattutto è leggere questa magnifica storia e rimanere all'oscuro della bravura della Orringer - che merita tutto il successo che questo libro le ha portato.

Consigliato? Si, è una lettura matura, profonda, analitica e bellissima. Questo romanzo è bellezza e sentimento, ma anche lettura profonda e godibilissima.



Julie Orringer è nata nel 1973. Il suo primo libro di racconti, Quando ho imparato a respirare sott'acqua, vincitore di numerosissimi premi, era stato pubblicato in Italia da Frassinelli. Nel 2012 Einaudi ha pubblicato Il ponte invisibile. Vive a Brooklyn dove sta lavorando a un nuovo romanzo.

2 commenti :

  1. una recensione dettagliata e sicuramente utile!! mi segno il libro!! ;)) grazie!

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  2. Grazie mille Angela!! Spero che ti possa piacere quanto è piaciuto a me!!! Buon pomeriggio ;)

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